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San Silvestro in albergo: -90% rispetto agli anni scorsi

Cene private a parte, è l'unica alternativa per trascorrere la serata al ristorante. E sulla crisi, gli albergatori scrivono al Consiglio di Stato.

San Silvestro al ristorante? Solo in albergo (Ti-Press/Archivio)
31 dicembre 2020
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Pernottamento in camera a 1 franco, cena esclusa, per la notte più lunga dell'anno. Era forse inevitabile: nell'anno della pandemia anche notizie poco probabili come questa hanno iniziato a circolare. L'albergo che secondo i rumor avrebbe ideato la succulenta offerta si trova a Lugano ed è un noto quattro stelle. Fa venir l'acquolina in bocca, ma odora di fake news: sul sito della struttura ci sono le offerte per il Capodanno, ma i prezzi sono decisamente più elevati. Abbiamo provato a contattare la direzione dell'hotel, ma non c'è stato modo di avere una conferma o una smentita. Vero o falso che sia, l'argomento merita di essere tematizzato: gli alberghi forniscono l'unica alternativa per trascorrere la serata di San Silvestro al ristorante. Ne abbiamo parlato con il direttore di HotellerieSuisse Ticino.

Il trend? ‘Nulla di nuovo sotto al sole’

«Se questa notizia fosse vera, si tratterebbe di concorrenza sleale e questo non è certamente il momento per fare un esercizio del genere – valuta Lorenzo Pianezzi –. A me personalmente non risulta, non ho sentito di offerte così basse. Dovremmo attenerci a un comportamento etico e continuare sulla strada percorsa negli anni passati, ossia applicare dei prezzi che siano ragionevoli». Il pacchetto camera d'albergo e cena di Capodanno non è infatti una novità. «È un fenomeno iniziato già 15-20 anni fa, con l'inasprimento delle regole per il consumo di alcol e l'abbassamento del tasso alcolemico consentito per chi guida. Dato che si tratta di un periodo di bassa stagione, si è iniziato a consentire agli ospiti della cena di pernottare in albergo per una cifra più bassa, direi attorno ai 50 franchi a persona a dipendenza chiaramente della categoria. Quindi non c'è nulla di nuovo sotto al sole. È chiaro che quest'anno c'è una grossa differenza: è l'unica proposta che c'è. Essendo la sola alternativa è normale che se ne parli di più». Ma in piena pandemia, a livello pratico come si fa a proporre una cena in albergo? «È semplice: l'occupazione è molto bassa e quindi c'è pochissima gente e allo stesso tempo le sale sono grandi a sufficienza. Pertanto si spartiscono i tavoli seguendo le normative di distanziamento sociale che abbiamo imparato a conoscere dallo scorso marzo. A noi non cambia granché, come ospitiamo i nostri clienti a colazione, pranzo o cena possiamo farlo anche per il veglione».

Manca completamente la clientela italiana

Le pubblicità, un po' tutto il cantone e tramite svariati canali, non mancano effettivamente. Nonostante il battage, le cifre sono però drammatiche. «Il trend purtroppo è molto al di sotto rispetto al passato – spiega Pianezzi –. Gli anni scorsi riempivamo le nostre strutture con una clientela proveniente prevalentemente dall'Italia, che trascorreva qui la notte di Capodanno. Quest'anno è una clientela completamente assente, non c'è turismo, non si muove nulla. Le uniche prenotazioni che ci sono danno una media del 10% di occupazione per albergo. Parliamo soprattutto di clienti ticinesi o qualche, rarissimo, turista. Io per esempio (all'Hotel Downtown Zurigo, che dirige, ndr) ho solo due camere occupate: è il 5% del totale. L'anno scorso i gradi di occupazione nelle varie strutture erano del 100% o poco meno in questo stesso periodo». Un vero e proprio «salasso»: «Se non avessimo avuto questa seconda ondata di coronavirus avremmo riempito gli alberghi non solo per San Silvestro, ma per tutto dicembre, perché eravamo l'unica destinazione che i nostri clienti confederati avrebbero scelto per qualche giorno di vacanza».

‘Chiediamo sovvenzioni al Consiglio di Stato’

Un dicembre perso o quasi, «e i mesi che abbiamo davanti non sono rosei per niente». Pur essendo un periodo di bassa stagione per quanto riguarda il turismo leisure, è una buona stagione per il turismo congressuale e seminariale: «E lo perdiamo tutto». E sebbene una luce in fondo al tunnel s'intraveda, sono il presente e il futuro prossimo a preoccupare: «Siamo abbastanza fiduciosi per la Pasqua, ma in mezzo ci sono tre mesi durante i quali abbiamo costi fissi, salari da pagare, e non abbiamo praticamente entrate. Non ci stiamo dentro». Per questo, la categoria chiederà l'aiuto allo Stato. «Oggi (ieri, ndr) mandiamo una lettera al Consiglio di Stato, chiediamo un incontro per capire come finanziare alcuni aiuti a fondo perso. Quest'anno abbiamo avuto un danno enorme, come anche altre categorie. Certo, abbiamo lavorato bene in estate. Ma si tratta di otto settimane circa, su cinquantadue. Bisogna aprire una finestra anche per noi e capire come essere sovvenzionati: possono essere aiuti legati al numero di pernottamenti, alla massa salariale, alla cifra d'affari. Ci sono diversi scenari che possono essere presi in esame».