Parti convocate oggi in Tribunale a Como: tutti d'accordo a scongiurare il crac. Ma la Procura chiede il commissariamento della società
Nel pomeriggio è tornato in Tribunale a Como l'istanza di fallimento della Casinò Campione d'Italia, la società di gestione della casa da gioco dell'enclave, chiusa da oltre due anni. Di fronte alla prima sezione del Tribunale civile in composizione collegiale (presidente Ambrogio Ceron, giudice relatore Marco Mancini) si sono presentati il capo della procura lariana Nicola Piacente e il sostituto Pasquale Addesso, l'amministratore delegato della società Marco Ambrosini e i legali del Casinò, del Comune di Campione d'Italia e della Banca Popolare di Sondrio, che hanno presentato le rispettive memorie che contengono un comune denominatore: nessuno vuole il fallimento del Casinò, in quanto ci sarebbero tutti i presupposti per il rilancio della società, attraverso un piano industriale e finanziario per arrivare alla ristrutturazione del debito. In breve: i creditori, incominciando dalla banca che vanta crediti per quasi 40 milioni di euro, e il Comune, socio unico della stessa società, si sono detti contrari al crac finale che significherebbe la fine del Casinò. La società ai giudici fallimentari di Como ha chiesto la concessione di un concordato preventivo. La Procura, oltre a rinnovare l'inchiesta di fallimento, ha chiesto il commissariamento della società. All'udienza, in rappresentanza dei lavoratori, era presente anche il sindacalista Guanziroli. I giudici fallimentari si sono riservati di far conoscere la loro decisione.