Edo Pellegrini e Roberta Soldati interrogano il governo a proposito del caso di un maschietto trattato come se fosse una bimba in una scuola del Luganese
In una scuola comunale del Luganese, in una pluriclasse, c’è un maschietto di prima elementare che, su richiesta dei genitori, viene trattato come se fosse una bambina e viene chiamato con un nome da bambina (completamente diverso dal suo vero nome). Fino allo scorso anno scolastico il bambino, alla scuola dell’infanzia, veniva chiamato con il suo vero nome, mentre il cambiamento è subentrato dal corrente anno scolastico. Se i compagni di classe, che alla scuola dell’infanzia lo chiamavano con il suo vero nome, ora lo chiamano con tale nome, l’insegnante interviene correggendoli e dicendo loro che il maschietto è una bambina e che deve essere chiamato con il nome da bambina.
A raccontare questa storia sono Edo Pellegrini (Udf) e Roberta Soldati (Udc), attraverso un'interpellanza rivolta al Consiglio di Stato. Cosa viene chiesto esattamente al governo a proposito di questa situazione? Ecco le dieci domande poste da Pellegrini/Soldati:
1. Il Decs è a conoscenza / è stato informato della situazione? Se sì, quando è stato informato e da chi?
2. Qual è il parere del Consiglio di Stato (Cds) in merito?
3. Il Cds ritiene corretto l’agire dell’insegnante, della direzione e dell’ispettorato?
4. Esistono norme e/o direttive che permettano a una famiglia di chiedere che il proprio figlio (a 6 anni!) venga trattato a scuola da femmina anche se allo stato civile risulta maschio?
5. Se la risposta è positiva ci può indicare il Cds esattamente quali sono queste norme e/o direttive e il loro contenuto?
6. Se la risposta è negativa come pensa il Cds di imporre alla scuola in questione di rimediare alla situazione creatasi? Come intende procedere nei confronti della direzione, dell’ispettorato scolastico e di qualsiasi altro responsabile (docenti inclusi) di questa incresciosa situazione? Inoltre, il CdS quali misure intende prendere per tutelare i diritti dei bambini sotto shock? E quelli delle famiglie contrarie?
7. Ci può dire il Cds se e secondo quali modalità l'istituto scolastico ha approfondito la questione con i genitori del bambino o se la cosa è stata data come acquisita unicamente mediante una semplice comunicazione alla scuola da parte dei genitori del bambino?
8. Non ritiene il Cds che la questione sia molto delicata e che ci sia il rischio di destabilizzare un gruppo di bambini (e l'intero istituto), per delle farneticazioni dei genitori del bambino/a?
9. Il Cds è a conoscenza di altri casi simili nelle scuole ticinesi?
10. Ci garantisce il Cds che verranno presi tutti i provvedimenti necessari affinché in nessuna altra scuola la cosa possa ripetersi?
I due deputati sostengono che "la direzione e l’ispettorato, non solo sono a conoscenza della questione e la avvallano, ma vorrebbero che anche compagni di classe e famiglie l’accettassero, come se fosse la cosa più normale del mondo".
"Alcune famiglie sono molto preoccupate per la situazione attuale – scrivono Soldati e Pellegrini – e, ancor di più, per quella che si potrà creare quando si tratterà di partecipare alla settimana verde perché, a quanto pare, si prevede che il bimbo in questione dormirà con le femminucce e non con i maschietti; inoltre si prevede che dopo le lezioni di nuoto il bimbo in questione farà la doccia con le femminucce. Le famiglie sono molto preoccupate per queste e simili questioni che si porranno in futuro".
Una situazione che i due granconsiglieri definiscono "inaccettabile".