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Non solo senzatetto, i City Angels di Lugano si riorientano

Pur continuando a vegliare le strade, l'associazione – che ha trovato una nuova sede – si attiva nella distribuzione dei beni di prima necessità

I City Angels di Lugano si sono parzialmente riorientati, diventando attivi nella distribuzione di beni di prima necessità ai bisognosi
12 ottobre 2020
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2020, annus horribilis. Ma anche anno di grandi cambiamenti e per i City Angels forse l'anno della svolta. Gli 'Angeli' vestiti con la giubba rossa e il basco – dal 2014 sono presenti sulle strade di Lugano e dal 2018 sono sul campo anche a Chiasso – hanno infatti trovato una nuova e più grane sede operativa in via Cassarinetta 27 e, complice la pandemia, hanno parzialmente riorientato la propria attività. Ne abbiamo parlato con il coordinatore Giuseppe Modica.

Avete trovato una nuova sede operativa. Per quali scopi la utilizzate?

Oltre ad avere i nostri uffici, lì raccogliamo beni di prima necessità a lunga conservazione. Quest'anno abbiamo avviato diverse nuove collaborazioni, fra queste ad esempio con Action Swiss, un'associazione attiva nella raccolta di alimentari (che riceve da Migros e Aldi, ndr), che distribuiscono anche ad altri enti come Amici della vita. E proprio anche con loro stiamo iniziando a cooperare, perché capita che ci diano dei vestiti ma noi non abbiamo dove immagazzinarli e quindi li consegniamo a loro.

Sul territorio ci sono già altri enti, radicati e con un vasto bacino d'utenza, che distribuiscono beni di prima necessità, come ad esempio Tavolino Magico. Non è un doppione?

Non penso, c'è bisogno di tutti. Noi prestiamo un aiuto in modo un po' diverso. Siamo noi ad andare a casa delle persone che sappiamo essere in difficoltà e che faticano ad arrivare alla fine del mese. Tutte quelle persone che hanno vergogna o che per questioni di orgoglio non vanno da Tavolino Magico o da altre realtà perché hanno paura del giudizio. Portiamo la spesa una volta alla settimana per chi ha più bisogno e saltuariamente per chi ne ha meno. 

Quante persone seguite?

Più o meno una ventina di persone, non sono tantissime. Ogni singolo volontario si prende a carico, in base alla zona dove abita, un paio di persone in difficoltà. Aiutarne di più diventerebbe anche complicato per i nostri volontari (tutti formati dalla Fondazione Ticino Cuore, a Lugano sono una ventina, ndr). Siamo ancora una realtà piccola e comunque sempre alla ricerca di volontari che abbiano a cuore la propria comunità.

Chi vi segnala i bisognosi? Devono comprovare in qualche modo di essere in difficoltà, come per altri enti?

Abbiamo fatto negli ultimi mesi degli appelli sui social network e poi tramite una campagna fatta in collaborazione con l'Hockey Club Lugano. Inoltre, dalla scorsa primavera abbiamo intavolato rapporti più solidi anche coi servizi sociali comunali e alcune persone bisognose ce le hanno segnalate loro. Ci sono inoltre dei privati che ci segnalano situazioni di difficoltà. Quando si arriva dalla persona che ha fatto richiesta, ci si rende conto se ha davvero bisogno o no. In questo periodo legato al Coronavirus, tante famiglie si stanno trovando in difficoltà, quindi sta aumentando il disagio locale. 

A proposito di pandemia e lockdown, com'è stata la vostra attività durante il picco?

Pensavamo che il lavoro calasse, e in parte è successo, ma è poi aumentato da un'altra parte. Durante il lockdown abbiamo dato una mano nella distribuzione delle spese per le persone a rischio, poi per conto delle Tpl ci siamo impegnati a distribuire mascherine. Ne abbiamo raccolte altre per conto nostro e le stiamo tuttora distribuendo e continueremo a farlo finché durerà la pandemia. Siamo ancora sulla strada, ma molto più operativi che prima.

Una delle attività per la quale siete diventati noti è l'aiuto ai senzatetto. Quanti ne avete incrociati nel 2020?

Abbiamo incontrato una decina di persone senza fissa dimora. Ma va detto che noi usciamo solo il giovedì e il venerdì. Se ci arriva una segnalazione, ad esempio il martedì, possiamo solo dare consigli su come comportarsi. Viviamo fortunatamente in una realtà dove è difficile finire in mezzo alla strada, perché bene o male gli aiuti ci sono. 

E le prospettive per la stagione fredda, con la seconda ondata a quanto pare in arrivo, quali sono?

Intanto speriamo non ci sia un secondo lockdown. Per il resto, noi andremo avanti come sempre: faremo le nostre uscite, talvolta anche su segnalazione, e se ci capiterà di incontrare un senzatetto per strada seguiremo la prassi: li accompagneremo alla struttura messa a disposizione dalla Città per una notte. Poi, se è qualcuno del posto, lo aiuteremo a mettersi in contatto coi servizi sociali, se invece si tratta di persone di passaggio il giorno dopo dovranno proseguire verso un'altra meta. Di più non possiamo fare. Quel che secondo me manca, è una struttura dove riuscire a ospitare le persone un po' più a lungo, magari gestita da un'associazione, per dare un aiuto maggiore. E ci piacerebbe ingrandire la nostra sede.

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