Luganese

'Quella volta che Bocelli mi disse che cantava da Obama'

Intervista al maestro di musica, con contatti stellari in Ticino, che ebbe per allievo il famoso tenore italiano e che lo laureò in Canto lirico

Pietro Baruffetti con il famoso tenore Andrea Bocelli
5 ottobre 2020
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Non tutti possono permettersi di dire di aver insegnato musica a un già famoso tenore. Sarebbe come far sapere che da casalinga si è suggerita una ricetta allo chef stellato Antonino Cannavacciuolo. Pietro Baruffetti, docente di Conservatorio oggi in pensione, può ben farlo. Sette anni fa si ritrovò nella classe di Storia e analisi di repertorio, al Conservatorio Giacomo Puccini della Spezia, nientepopodimeno che Andrea Bocelli, il noto cantante lirico toscano conosciuto a livello mondiale. «Un alunno esemplare», ricorda, mentre lo raggiungiamo nel suo buen retiro di Massa, ma legato al Ticino, e quindi anche al Luganese, da una forte collaborazione e amicizia con la Società astronomica ticinese con cui condivide la sua seconda passione, il Cielo e il suo infinito.

«Bocelli aveva in quel periodo un figlio al conservatorio di La Spezia che studiava pianoforte. Per essergli di esempio per lo studio e approfittare del fatto che lo accompagnava spesso con l'autista si è voluto, diciamo così, togliere lo sfizio di laurearsi in Canto lirico» ricorda quel periodo Baruffetti. Laureato in Giurisprudenza e forte già di una carriera avviata a Bocelli vengono accreditati diversi esami, quali legge, diritto dello spettacolo, musica d'assieme. «Gli mancò un piccolo esame teorico, Storia e analisi di repertorio – ci spiega l'ex insegnante – corso nel quale si passano in rassegna le diverse forme intonate dai cantanti dal Quattrocento in poi. Frequentò tre mesi di lezione e diede l'esame ottenendo 110 e lode». Era il 2013.

'I cantanti di musica leggera hanno sempre un po' il complesso...'

Bocelli, quindi, prima di quel corso possiamo dire fosse un autodidatta del canto? «Non lo definirei così. Il padre era musicista. E sul suo curriculum era già ascritto il Miserere con Pavarotti e Zucchero. Voglio dire... era già applaudito in tutto il mondo. L'aspetto, forse, di aver voluto diplomarsi sta nel fatto che i cantanti di musica leggera hanno sempre un po' il complesso di non essere considerati "all'altezza" dei cantanti lirici. Questi ultimi sono quelli diplomati anche se gli altri guadagnano molto di più... Ottenere il diploma è stata una sua volontà e una soddisfazione personale, non ne aveva effettivamente bisogno. Non c'è bisogno di una laurea per cantare, è abbastanza frequente che grandi cantanti non abbiamo un diploma specifico, lo stesso Louis Amstrong andava a orecchio».

Pietro Baruffetti ricorda un allievo modello: «Di simpatico vi è il fatto che quando Bocelli doveva assentarsi per motivi professionali mi diceva come giustificazione 'sono stato ricevuto da Putin o canto da Obama'... e noi dai giornali leggevamo poi che era andato effettivamente a Mosca o negli Stati Uniti! Non ho mai avuto giustificazioni del genere dagli altri studenti...» sorride l'ex maestro. Altro aneddoto: «Lui arrivava sempre puntuale, io talvolta in ritardo. Qualcuno me lo faceva notare, 'ma come far aspettare Bocelli...', e io rispondevo 'questa volta il maestro sono io non lui!'. Scherzando un giorno gli dissi: 'Se passi l'esame, devi venire a cantare per i miei 'vecchietti' dell'Università della Terza età dove insegno astronomia'. Convinto che finito l'esame se ne dimenticasse completamente, si presentò invece gratuitamente facendo passare a tutti un pomeriggio davvero speciale». 

Diremmo... musica per le orecchie. O melodie celesti. Come l'altra passione di Baruffetti: «Proprio nel periodo in cui fu mio allievo gli dedicarono un asteroide, ma quando poi ne chiamarono uno anche con il mio nome gli dissi 'guarda che siamo alla pari'». Può essere dunque facile e caratterizzato da semplicità e umiltà il confronto con chi di applausi ne riceve a iosa: «Bocelli fu protagonista del concerto di fine anno del Conservatorio. Ovviamente quella sera il teatro si riempì al massimo della sua capienza e con i biglietti acquistati le finanze della scuola registrarono un bel balzo!».

'Studente diligente e puntuale'

Ma che studente era? «Uno studente diligentissimo e puntualissimo. Ricordo che in un'intervista alla stampa tedesca, parlando del lied, ovvero la romanza accompagnata dal solo pianoforte, ripropose una delle mie lezioni e ne fui orgoglioso. Una vena allegra, da tipico toscano, ma serio nello stesso tempo. Mi ha sempre dato del lei e io, come a tutti i miei studenti, ho sempre risposto con il tu». Ma oggi che è in pensione rimpiange l'insegnamento? «Continuo a fare musica, sono organista del coretto parrocchiale. Ho sempre pesato che vi sia un tempo per tutto. Largo ai giovani, purtroppo molto frenati da una generazione, che è la mia, entrati in Conservatorio a fine anni Settanta e che non hanno mai mollato». 

Del resto Pietro Baruffetti oltre alle orecchie ha allenato negli anni anche gli occhi. Con gli astrofili ticinesi ha, infatti, un contatto costante: «Esiste un gruppo europeo di osservazione stellare attraverso cui il gruppo ticinese entrò in contatto con noi. Frequentavamo interessanti congressi in Francia. Abbiamo vissuto insieme tante goliardate e siamo sempre rimasti in contatto, amicizie fra le più solide che conosco, diversamente dal mondo della musica, più vincolate o interessate. Qui non si guadagna nulla anzi si spende, e quando capita ci vediamo sempre con molto piacere».