La Clinica Luganese ha inoltrato la domanda di costruzione per l'ampliamento del pronto soccorso, che avrà due accessi. Camponovo: 'Obiettivo stratetigico'.
Dal 2021 il Luganese e il Ticino avranno un nuovo pronto soccorso aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. La Moncucco Sa, società che gestisce la Clinica Luganese Moncucco ha infatti inoltrato la domanda di costruzione per l'ampliamento del proprio pronto soccorso, attualmente solo diurno, per trasformarlo in uno a orario continuato e con due accessi. Ne abbiamo parlato con il direttore della struttura, il dottor Christian Camponovo.
Ampliate il pronto soccorso: perché?
È un progetto che era già in qualche modo nell'aria. Non c'era ancora una tempistica definita. A causa dell'emergenza Covid abbiamo colto l'occasione per attuarlo. L'obiettivo è quello di separare in modo migliore i flussi di pazienti in arrivo al pronto soccorso e poi anche di 'sezionarlo' per permettere più utilizzi contemporanei. Si tratta di un obiettivo strategico che è stato ridefinito a causa dell'emergenza Covid, parte di un progetto più ampio.
Qual è il legame con la pandemia?
L'esigenza di ampliamento l'abbiamo ben vista durante la fase acuta dell'emergenza Covid: se ci sono delle casistiche, come è stato il caso, da separare in modo completo, oggi questo non lo possiamo fare. Lo abbiamo fatto, ma appoggiandoci all'esterno, che però non è una soluzione adeguata sul medio-lungo termine. Situazioni del genere richiedono due accessi separati. Attualmente ne abbiamo uno soltanto, che passa dall'entrata principale della clinica e questo è problematico per l'apertura notturna.
Il nuovo pronto soccorso sarà aperto anche di notte quindi?
Esatto. Attualmente apre alle 7 e chiude alle 22. Trattiamo una trentina di pazienti al giorno, circa 10'000 all'anno. Con gli spazi attuali potremmo trattarne anche di più ma allo stato attuale non c'è un'esigenza di presa a carico maggiore. Anzi: attualmente c'è una situazione tendenzialmente più calma, direi un 10-15% in meno della media. Ma come le dicevo c'è un obiettivo strategico che perseguiamo, oltre naturalmente all'esigenza dovuta alle situazioni particolari come la pandemia.
Qual è quest'obiettivo strategico?
C’è una richiesta sempre più marcata di un’apertura anche notturna del pronto soccorso per due motivi: il mantenimento di alcuni mandati di prestazione prevede di avere un pronto soccorso aperto sulle ventiquattr’ore e soprattutto perché è il presupposto per il riconoscimento quale centro di formazione di medici assistenti per alcune specialità. Ad oggi siamo riconosciuti dall’Istituto svizzero di educazione medica continua come istituto di formazione superiore – per i medici assistenti che si stanno specializzando – in Geriatria (categoria B), Medicina interna generale (categorie C), Chirurgia (categoria B1). L'ampliamento permetterà di incrementare la formazione dei medici assistenti in chirurgia con una categoria B2 (due anni invece che uno, ndr).
Tempistiche e costi di realizzazione?
L'intervento è relativamente contenuto, si tratta di aggiungere una parte esterna sul lato Sud (cfr. immagini). Penso che dal momento di rilascio della licenza edilizia, nel giro di un quattro mesi dovrebbe essere operativa. Indicativamente direi nel primo trimestre dell'anno prossimo. L'investimento si aggira attorno al milione di franchi.
Dopo l'emergenza, siete tornati bene alla normalità?
Alla normalità siamo tornati, ma nei limiti della situazione attuale legati ad esempio agli accessi, alle visite. Però sì, direi che in generale l'attività della clinica è ripresa bene. Quel che sarà il futuro invece è ancora in parte da chiarire, perché penso sia da integrare in un concetto più ampio che coinvolge l'intero cantone.
Che cosa intende?
Quando si reagisce in emergenza si trovano delle soluzioni, che spesso magari sono più semplici da trovare e da far accettare a tutti proprio perché si è in emergenza. Noi ad esempio, in fase di ospedale Covid, per poco meno di due mesi, abbiamo avuto il pronto soccorso aperto sulle ventiquattro ore. In questo momento magari non si potrebbe chiedere di fare la stessa cosa, gli stessi sacrifici al personale. Ora dovremmo essere in una fase nella quale abbiamo il tempo per programmare, ma è un lavoro forse ancor più difficile da fare. Resta poi l'incognita di come potrebbe essere una prossima fase, che molto probabilmente non sarà identica alla prima. Potrebbe esserci un'emergenza più lunga e altrettanto intensa, o sempre più lungo ma meno intensa: non lo sappiamo. Sono tutti aspetti sui quali si sta lavorando e siamo fiduciosi che si troveranno delle buone soluzioni.