Blitz anti-mafia, il 59enne nega i legami con la 'ndrangheta: 'Tutto quello che ho è frutto del mio lavoro onesto'
«Volevano girare un film e avevano bisogno di un attore e hanno scelto me. Però senza dirmelo. Ho letto la sceneggiatura, ho risposto alle domande e mi hanno rimandato a casa». La mette sul ridere il 59enne del Luganese prelevato la scorsa notte da casa nell'ambito dell'operazione 'Imponimento', maxi blitz anti-mafia. «Rido per non piangere» puntualizza però, da noi sentito al rientro all'abitazione, dopo aver passato svariate ore a rispondere alle domande degli inquirenti.
Come emerge dagli incarti congiunti di Ministero pubblico della Confederazione e Procura di Catanzaro, gli inquirenti sospettano l'uomo in particolare di aver agito quale prestanome, facendosi intestare beni e attività in realtà appartenenti alla cosca mafiosa del boss calabrese Rocco Anello. «Sì, lo conosco, è un mio carissimo amico, non posso negarlo. Come conosco altre persone di cui mi hanno chiesto – ammette l'indagato –. Sono amici coi quali vado a bere o mangiare qualcosa, qui o in Calabria, e poi ognuno per la sua strada. Quel che fanno non mi riguarda e non ne sono al corrente».
Pur ostentando tranquillità, l'operazione di polizia un segno in casa l'ha lasciato. «Stavamo dormendo, sono arrivati qui alle 3 e sembrava che dovessero catturare Saddam Hussein, erano in 20 o in 30. Hanno messo le manette a me, a mia moglie, ai miei figli. Sembrava un film dell'orrore. Non mi hanno detto cosa cercavano, mi hanno chiesto se avevo in casa droga, soldi falsi, armi». E delle armi dagli agenti sono effettivamente state trovate in casa: «Una pistola e un fucile, ma regolarmente dichiarati».
Al telefono il dipendente di un Comune alle porte di Lugano ribadisce la sua estraneità ai fatti, anche quando proviamo a contestargli alcune delle accuse mosse dagli inquirenti sulla sua presunta attività da prestanome relativamente a dei terreni e a un frantoio in Calabria. «Quale frantoio? Oggi non me ne hanno parlato. Quello che ho è tutto mio ed è tutto frutto del mio onesto lavoro, mio e della mia famiglia. Vivo in Svizzera da 42 anni e ho sempre lavorato onestamente. Le ripeto: io mi sento sicuro, so che è qualcosa che non mi riguarda, che non ho commesso alcun reato, mi sento pulito. In futuro parleranno le carte».