Il Tribunale federale bacchetta il procuratore Roberto Ruggeri sul caso del bambino di dieci anni conteso dai due genitori.
"Occorre accertare che, a quasi cinque anni dalla presentazione della denuncia, e dopo oltre due anni dalla sentenza del Tribunale federale, il procedimento penale è, in sostanza, ancora agli inizi della fase istruttoria ed è progredito essenzialmente soltanto in seguito ai numerosi, giustificati solleciti del ricorrente. Una tale durata è incompatibile con l'imperativo di celerità". Ritardata giustizia dunque per Mon Repos chiamato nuovamente a pronunciarsi nel caso del bambino di dieci anni conteso dai due genitori e di cui ne abbiamo parlato sulle nostre colonne nel settembre del 2017.
Nella lunga 'guerra' fra il padre, croato, e la madre, russa, per l'affidamento del figlio, l'uomo aveva ricorso contro la sentenza emanata il 26 febbraio 2020 dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino per non aver accolto la sua richiesta di denegata e ritardata giustizia. Il papà aveva, infatti, contestato la grave perdita di tempo da parte del procuratore pubblico Roberto Ruggeri nell'intervenire dopo che l'ex compagna aveva sottratto illegalmente il figlio, a fine aprile 2015, quando il padre che aveva la custodia si era assentato all'estero per lavoro, lasciandolo alla madre che si trovava in Ticino per l'esercizio del diritto di visita. Al rientro aveva infatti ha appreso che la donna, senza il suo consenso, aveva deciso di portare il figlio in Russia, ammettendo successivamente di averlo condotto definitivamente con sé in Belgio, dove risiede.
Sollecitato dall'interessato a emanare un decreto di accusa verso la donna, il magistrato aveva conferito mandato alla Polizia per procedere ai necessari interrogatori; quello del padre ha avuto luogo il 5 ottobre 2018, quello della madre il 17 dicembre successivo. Così il 13 novembre 2019 il denunciante ha presentato un reclamo per denegata e ritardata giustizia alla Corte dei reclami penali. Con sentenza del 26 febbraio scorso, accertato che "l'inchiesta non è stata certamente rapida e che il procedimento, nonostante i numerosi solleciti, ha accumulato un certo ritardo", la Corte ha però concluso "non d'importanza tale da assurgere a denegata o ritardata giustizia".
Contro questa decisione il padre si è dunque rivolto al Tribunale penale che gli ha dato diversamente ragione: "Ora, oltre due anni dopo l'emanazione di quella sentenza, tale questione non è ancora stata affrontata né tanto meno chiarita – ha tuonato Losanna – anzi, fino all'emanazione della decisione impugnata in sostanza non è stato intrapreso alcun passo decisivo in tal senso. In seguito ai solleciti del ricorrente, il pp ha semplicemente conferito un mandato alla Polizia per procedere ai necessari interrogatori dei genitori, avvenuti alla fine del 2018. Il ricorrente ha poi nuovamente sollecitato il pp ad agire, visto che il 10 maggio 2019 il Tribunale d'appello di Bruxelles doveva pronunciarsi in merito ai diritti di visita del figlio con la madre in Brasile. Nelle osservazioni alla Crp, il magistrato inquirente ha rilevato d'aver trasmesso l'incarto alla Camera di protezione del Tribunale d'appello al fine di ottenere l'emanazione di un certificato attestante la qualità e i poteri del detentore della responsabilità genitoriale ai sensi dell'art. 40 cpv. 1 della Convenzione dell'Aia sulla protezione dei minori. Con scritto del 2 dicembre 2019, la Camera di protezione ha confermato che non è stata adottata alcuna misura di protezione a favore del minore durante il soggiorno in Svizzera e che, poiché quest'ultimo non vi ha più la residenza abituale, l'Ispettorato non è competente per emanare il certificato".
Nelle osservazioni al ricorso, Ruggeri, precisando che ha ripreso il procedimento dal magistrato inquirente precedente nel dicembre 2017 e d'aver riassunto cronologicamente i fatti, rileva che in sostanza si tratta di determinare chi detenesse l'autorità parentale al momento dei fatti oggetto della denuncia. Aggiunge che, dopo l'emanazione della decisione impugnata, il 29 aprile 2020 ha presentato all'Istituto svizzero di diritto comparato di Losanna una richiesta interlocutoria allo scopo di determinare la fattibilità e il costo di un eventuale parere sul diritto applicabile alla fattispecie e su chi detenesse l'autorità parentale al momento dei fatti. Dopo la scadenza del termine fissatogli per presentare le osservazioni, egli ha poi prodotto il parere di uno studio legale californiano indicatogli dal Consolato svizzero di Los Angeles. "Come visto –conclude perentorio il Tribunale federale – questi nova non possono essere considerati. Del resto, mal si comprende perché il pp, limitandosi ad accennare ad altre priorità, non avrebbe potuto attivarsi per richiedere detti pareri dopo l'emanazione della decisione del Tribunale federale".