Luganese

Lugano, confessa e torna in libertà il direttore bancario

Alle Criminali inflitti 3 anni di detenzione in buona parte sospesi per una truffa milionaria. Pena che risparmia il carcere all'imputato

TI-PRESS
(Imputato reo confesso)
11 giugno 2020
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Di nuovo libero, dopo 8 mesi di detenzione preventiva. E 8 mesi sono esattamente la parte di pena ferma dei 3 anni di detenzione sospesi inflitti mercoledì dalla Corte delle assise criminali di Lugano al 71 enne ticinese, ex direttore di una filiale di un istituto di credito cittadino nel frattempo chiuso. L'uomo, che dunque non deve più tornare in carcere, è stato riconosciuto colpevole di una truffa di 1,5 milioni di franchi, perpetrata all'interno della banca e scoperta dagli inquirenti nel 2019, dopo che il dirigente era ormai in pensione da alcuni anni.

La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha tenuto conto della confessione del 71enne, della sua collaborazione nell'ambito dell'inchiesta, della restituzione di una buona parte del maltolto agli accusatori privati - tutti rinviati al foro civile per le loro pretese - e della anziana età dell'imputato. Duri i momenti di detenzione, nel regime di espiazione anticipata della pena, si è appreso durante il processo: l'uomo, infatti, si è rotto un femore e ha rinviato l'intervento chirurgico, inoltre ha espiato in parte anche nel pieno della pandemia di Covid-19. La procuratrice pubblica Chiara Borelli aveva proposto al termine della sua requisitoria una pena di 3 anni di detezione, di cui 8 mesi soltanto da espiare e la rimanenza posta al beneficio della sospensione condizionale, stessa pena indicata dall'avvocatessa di difesa, Maria Galliani e poi confermata dalla Corte delle assise criminali.

L'ex direttore di banca, tra il luglio 2007 e il settembre 2013, aveva alleggerito due conti bancari di altrettante facoltose famiglie italiane, in parte millantando ordini di prelievo telefonici in realtà mai avvenuti, in parte ricorrendo alla procura di cui disponeva e in parte ottenendo con inganno dai clienti la firma di ordini di bonifico. E i denari? Tutti spesi personalmente, anche a fronte di uno status di vita elevato che evidentemente, alla fine, non ha più retto.