L'uomo, 71 anni, è reo confesso di una truffa di un milione e mezzo ai danni di due famiglie italiane. Maltolto in parte risarcito
È stato arrestato lo scorso luglio dopo che da qualche anno aveva ormai raggiunto l'agognata e tranquilla pensione. Già, perché nella succursale luganese della banca che dirigeva (nel frattempo chiusa) si era lasciato alle spalle una truffa da 1,5 milioni di franchi. Ora l'uomo, 71 anni, dovrà fare i conti con la giustizia: mercoledì prossimo, 10 giugno, comparirà davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano (presidente, il giudice Amos Pagnamenta; giudici a latere, Luca Zorzi e Monica Sartori-Lombardi) per rispondere di ripetuta truffa e appropriazione indebita. Davanti agli inquirenti - titolare dell'inchiesta, la procuratrice pubblica Chiara Borelli - ha già vuotato il sacco, riconoscendo le proprie responsabilità. Tra il luglio 2007 e il settembre 2013, nell'arco di oltre sei anni, aveva alleggerito due conti bancari di altrettante facoltose famiglie italiane, in parte millantando ordini di prelievo telefonici in realtà mai avvenuti, in parte ricorrendo alla procura di cui disponeva e in parte ottenendo con inganno dai clienti la firma di ordini di bonifico. Arrestato l'estate scorsa, l'ex dirigente bancario è stato in detenzione preventiva fino allo scorso marzo, in pieno periodo Covid-19. Difeso dall'avvocatessa Maria Galliani, il 71enne ha già speso le ingenti somme, ma, prima dell'arresto, si era impegnato a restituire ai titolari dei conti una parte del denaro sottratto, finché quando non è più riuscito a onorare le promesse di restituzione, nei suoi confronti è scattata la denuncia e dunque l'arresto. Le vittime ora cercheranno, attraverso i loro legali, di rifarsi sulla banca. Al processo mercoledì, i rappresentanti degli accusatori privati quantificheranno alla Corte le richieste di risarcimento.