Sui fatti di Pregassona, il legale del giovane aggredito ha presentato denuncia anche per messa in pericolo della vita altrui
Spunta un secondo video sulla rissa di Pregassona, che poi sarebbe più che altro un violento pestaggio, ed è "Inquietante" quello che nei 10-15 secondi di azione ha potuto vedere l'avvocato Gianmaria Bianchetti, legale del 17enne luganese assalito - ci sarebbero a questo punto delle prove abbastanza eloquenti - da almeno 10 persone. "Quando l'ho visto ho pensato subito al povero Damiano Tamagni", ci dice l'avvocato, che col video ha consegnato al procuratore pubblico Moreno Capella una circostanziata denuncia per vie di fatto, lesioni semplici, ma anche messa in pericolo della vita altrui.
A differenza del primo video, fatto circolare, questo secondo filmato per ora resta a disposizione del Ministero pubblico. Secondo l'avvocato Bianchetti tuttavia sarebbe molto più probante riguardo a ciò che è successo domenica scorsa nei pressi del cimitero di Pazzalino. Piccolo antefatto: a causare il tutto sarebbe stato un banale diverbio tra il fratellino 13enne del denunciante e un membro del gruppo proveniente dal Mendrisiotto. Che, giunto a Pregassona, ha dapprima affrontato il 13enne, il quale si sarebbe preso un paio di sberle e avrebbe allarmato il fratello più grande. Questi si sarebbe recato sul posto per un 'chiarimento', prendendosi per cominciare un calcio in faccia mentre si trovava su una panchina. "Da quello che si può vedere nel video, il ragazzo in seguito a questo colpo è caduto sul prato sottostante, poi si è trovato vicino a una macchina ed è stato aggredito dal branco". Calci e pugni "anche quando era già a terra, sferrati a turno dagli aggressori con modalità da far venire i brividi. Per fortuna si tratta di un ragazzo sportivo, muscoloso, che gioca a basket, altrimenti non saprei come sarebbe andata a finire. Tra le ferite riscontrate, c'era un ematoma sulla schiena grande come una scarpa... credo che la sua costituzione fisica lo abbia salvato. Calci e pugni sferrati con foga e ferocia, anche colpi da arti marziali. Alcuni, si vede nel video, hanno fatto il giro della macchina per poterlo colpire. Uno lo ha addirittura calpestato". Per questo,secondo il legale del giovane, è assolutamente improprio parlare di una risa fra due gang giovanili. "Quello che è passato nei media è inesatto" sostiene il legale del 17enne. Nel video si vedono chiaramente una dozzina di individui che aggrediscono una sola persona. Solo alla fine interviene un altro giovane chi chiede di smetterla".
Dunque più che di una rissa si tratterebbe di una spedizione punitiva dai contorni assai preoccupanti, specie quando se vi va ad approfondire il contesto da dove provengono i 'momò'. Il grosso di giovani del Mendrisiotto, spiega sempre l'avvocato Bianchetti, fa riferimento a un gruppo denominato 'Immigrati 6830', il codice postale di Chiasso. E sarebbe stata proprio una frase infelice sulla città di confine ad aver innescato la ritorsione, alimentata sui social, in particolare Instagram, e poi sfociata come abbiamo visto in questo punto periferico della collina luganese. Del gruppo chiassese siamo venuti in possesso di una foto di gruppo, sotto la quale si legge la seguente scritta "Il nostro ring è la strada, però non combattiamo per i soldi ma per i fratelli quindi non pensiamo a battervi o noi pensiamo ad uccidervi". Una smargiassata giovanile o una minaccia da prendere sul serio? Davanti alla giustizia i giovani coinvolti (ne sono stati identificati 23) avranno modo di fornire la loro versione dei fatti. È anche vero che le lesioni riportate dalle persone coinvolte sono di minore entità, però si tratta di capire se le cose sarebbero potute finire diversamente. Sempre a proposito del gruppo chiassese, composto per lo più da immigrati, come dice il nome, emergono anche altro aspetti, una volta di più, inquietanti. "Abbiamo trovato due foto di uno di loro. In una lo si vede scarrellare una pistola, e non mi sembra un giocattolo, nell'altra è con una quarantina di contenitori di Vicks Sinex che sappiamo può essere usato come droga". Tutti elementi che passeranno al vaglio del Ministero pubblico, e del magistrato dei minorenni dal momento che la maggior parte delle persone implicate non ha ancora compiuto i 18 anni.C'erano comunque almeno due maggiorenni specifica Gianmaria Bianchetti.