L'imprenditore anticipa i contenuti della conferenza stampa in programma oggi. 'Personale ridotto all'osso e solo per i privati, a gestire sarà la Città'
«Sì, è così, glielo garantisco: è da un mesetto almeno che ci stanno lavorando». Non solo l'ha lanciata, ma Dario Kessel ci conferma la grossa notizia che ha anticipato sul suo profilo Facebook: la Lugano Airport Sa (Lasa) chiuderà. Oggi pomeriggio è effettivamente in programma una conferenza stampa con Filippo Lombardi (vicepresidente di Lasa), Marco Borradori (presidente di Lasa e sindaco di Lugano), Claudio Zali (direttore del Dipartimento del territorio) e Maurizio Merlo (direttore di Lasa). «Annunceranno l'unica soluzione possibile in questo contesto: la chiusura della società».
Stando al Ceo di E-Aviation Swiss, con sede ad Agno, il personale dello scalo verrà ridotto all'osso affinché sia possibile gestire l'aviazione privata, mentre la gestione verrebbe (ri)affidata alla Città di Lugano, che detiene la concessione per i voli attribuita dall'Ufficio federale dell'aviazione civile (Ufac). Stando all'indiscrezione, l'apertura dell'aeroporto di Lugano-Agno sarebbe solamente durante i giorni feriali. «Già questa è la dimostrazione che la situazione non è stata gestita in modo adeguato, che non c'è uno studio dietro, se pensiamo ad esempio ai voli turistici per i quali i giorni migliori sono nel weekend» sottolinea Kessel.
In questo scenario, potrebbero avere un peso maggiore i privati. E rispuntano due nomi di peso: Sir Lindsay Owen-Jones, ex Ceo del gruppo francese L’Oréal, e Andrea Bonomi, fondatore e capo della Investindustrial, entrambi proprietari di aerei con base ad Agno. Tuttavia, secondo nostre informazioni, questo coinvolgimento diretto nella gestione da parte dei privati – questi, o altri – sarebbe ancora tutto in discussione.
Dall'anno scorso, ricordiamo, anche l'ultimo volo di linea su Zurigo era stato cancellato. Lasa versa in gravi condizioni finanziarie e per risollevarne le sorti, sono stati chiesti crediti per la ricapitalizzazione complessivamente superiori ai 10 milioni di franchi, sommando quelli a livello comunale e cantonale (e proprio la partecipazione del Cantone è stata portata dal 12 al 40% circa). Un utilizzo dei soldi pubblici sbagliato per da Socialisti, Verdi e Movimento per il socialismo, che hanno infatti lanciato due referendum, che avrebbero dovuto tenersi dapprima questo finesettimana. La data è stata posticipata dal Municipio di Lugano a fine giugno a causa dell'emergenza Coronavirus e per le stesse ragioni anche a data da destinarsi dal Consiglio di Stato (Cds).
Nel frattempo, prima della crisi, Lasa aveva però già dato la disdetta cautelativa ai propri 70 e passa dipendenti. Una misura necessaria secondo la Legge, che ha tuttavia ulteriormente aggravato le condizioni finanziarie della società durante l'imprevista emergenza sanitaria: Lasa ha infatti dovuto rinunciare alle indennità per lavoro ridotto e i soldi per arrivare a giugno, non ci sarebbero. Il periodo di disdetta per i dipendenti sarebbe stato esteso fino a fine maggio. Per queste ragioni, la società ha chiesto mezzo milioni di franchi al Cds, denaro necessario per traghettarla fino alla votazione.
E proprio l'esito incerto dei referendum sarebbe, secondo Kessel, la motivazione principale dietro la decisione che dovrebbe venir comunicata oggi. «Probabilmente i referendum sarebbero passati – sostiene –. In questo contesto di crisi, chi avrebbe votato a favore di finanziamenti per Lasa? Sarebbe stato uno smacco politico forte, ora hanno trovato questa soluzione per evitarlo».
Scopriremo oggi se le anticipazioni dell'imprenditore si riveleranno corrette o infondate.