Casa per anziani Bianca Maria: l'elevato numero di decessi, non tutti legati al Covid-19, ha dipinto una situazione fuori controllo che è stata smentita
Qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto nella gestione dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19 alla casa per anziani Bianca Maria di Cadro? No, tutto è filato liscio e la struttura ha adottato tutti i provvedimenti ordinati per evitare la diffusione del virus, addirittura prima che venissero richiesti dallo Stato maggiore cantonale di condotta. Ce lo confermano sia la direttrice della struttura Luana Capponi, sia il dottor Mehran Faeli, direttore sanitario dell'istituto. In paese, però, le voci durante queste lunghe settimane si sono rincorse tratteggiando una situazione fuori controllo con numeri su decessi - almeno una quindicina nel giro di un mese e mezzo - e contagi che hanno dato fiato a una serie di speculazioni che nel frattempo hanno veicolato notizie distorte su presunti legami con il Covid-19.
Tanto che una testimonianza di un familiare di paziente anziano ricoverato, da noi contattato, ha espresso una forte preoccupazione e timori su possibili negligenze da parte dei vertici della struttura. Marco (nome inventato ma noto alla redazione) anzitutto si aspettava maggiore trasparenza e più informazioni da parte della direzione della Bianca Maria: "A volte tacere significa che si vuole nascondere qualcosa. Dal 9 marzo non ho potuto visitare il mio caro che ha avuto la febbre e non mi è stato comunicato nulla. Perciò, dopo qualche giorno, verso metà marzo, mi sono permesso di chiamare il medico cantonale, il quale ho saputo che successivamente ha ordinato un'ispezione". Un'ispezione richiesta anche dalla stessa struttura che è peraltro risultata in regola con le disposizioni vigenti.
La direttrice della casa Bianca Maria, Luana Capponi afferma che «a partire dal 6 marzo, data della prima direttiva da parte dell’Ufficio del Medico cantonale, abbiamo implementato prontamente tutte le misure prescritte, se le stesse non erano già state attivate in anticipo, per politica interna della casa. In particolare, tutti i contatti con l’esterno, dalle visite, ai servizi di parrucchiere e fisioterapia, sono stati prima regolamentati e poi bloccati come indicato nella successiva nella direttiva del Medico cantonale del 9 marzo. Dal punto di vista organizzativo, abbiamo sempre avuto materiale sanitario sufficiente per far fronte alle necessità in queste settimane». E il dottor Mehran Faeli conferma che «per verificare le misure implementate e farci consigliare su come gestire al meglio la situazione abbiamo dapprima invitato l’infermiera specialistica igienista dell'Associazione dei direttori di case per anziani nella Svizzera italiana (Adicasi), poi l’Ufficio del medico cantonale». Non solo. «Dalla visita dell’Ufficio del medico cantonale non sono emerse criticità ma sono scaturite delle proposte di miglioramento di alcune modalità operative. Dal punto di vista della gestione medica della situazione, dopo alcuni casi positivi, abbiamo deciso di fare il tampone a tutti gli ospiti. Purtroppo, diversi residenti sono risultati positivi, pur essendo asintomatici», continua il medico.
Al parente dell'ospite della Bianca Maria risultava che i pazienti «in camere doppie non erano stati nemmeno separati". I vertici della struttura però smentiscono: «Non sono stati separati pazienti in camere doppie perché non si è verificato nessun caso di convivenza di 1 positivo con 1 negativo, e quindi non è stato necessario - dichiara la direttrice -. La presenza di contagiati asintomatici ha alimentato il focolaio, che, unito alle condizioni di salute precarie di diversi nostri ospiti, ha purtroppo causato diversi decessi. Consapevoli di quanto possa essere difficile la lontananza dai propri cari in questa situazione di isolamento per pandemia garantiamo un regolare contatto telefonico con i famigliari e facilitiamo una comunicazione puntuale tra i residenti e i loro cari. Siamo vicini ai famigliari e al loro lutto che li ha colpiti negli affetti più cari. Questo lutto tocca anche i nostri collaboratori, che si sono tutti prodigati, per garantire le cure del caso, il sostegno necessario e la messa in atto delle misure di contenimento dei focolai epidemici».
Il nostro interlocutore ritiene che nel frattempo la situazione sia migliorata. Marco ha vissuto davvero male questo periodo; «Ansia, preoccupazione e stress generati dalla carenza di informazioni per noi parenti. È vero che ci hanno fornito orari per telefonare ma i primi giorni non ho potuto nemmeno parlare con il mio parente, cosa che mi incrementato la mia agitazione» aggiunge Marco, secondo cui si dovrebbe fare di più da questo punto di vista: «Ho avuto l'impressione che i vertici della casa anziani non si siano messi nei panni delle famiglie».