A causa dell'emergenza Coronavirus anche il più grande Corpo ticinese ha introdotto settimana scorsa un nuovo regime lavorativo. In calo gli interventi.
Più di un mese fa il primo caso registrato di Covid-19 in Ticino. Da alcune settimane la popolazione ha radicalmente modificato le proprie abitudini di vita per far fronte all'emergenza sanitaria. Ma come sta vivendo questo surreale periodo chi, per mestiere, è abituato a fronteggiare le emergenze? L'abbiamo chiesto a Federico Sala, comandante del più grande Corpo professionale di vigili del fuoco in Ticino.
Com'è cambiata la vita dei Pompieri di Lugano?
Continuiamo a rispondere a tutte le chiamate d'urgenza, per compiti di legge cantonali, come per tutto l'arco dell'anno. È cambiata la nostra organizzazione: all'interno della caserma e nel rispetto della distanza sociale, facciamo formazione solo con il personale a tempo pieno. Lavoriamo solo ed esclusivamente con pompieri professionisti, che hanno cambiato il proprio regime di lavoro: non più otto ore al giorno dal lunedì al venerdì, ma dalla domenica al venerdì con turni di dodici ore (dalle 7 alle 19, ndr), per due giorni e poi quarantotto ore di riposo. Lavorano in due gruppi che non s'incrociano mai, per abbassare il rischio di contagio. Da venerdì alle 19 a domenica alle 7 la copertura degli interventi invece è affidata ai pompieri – volontari e professionisti – che abitano in caserma. Sono undici persone per turno, più otto 'accasermati': in totale una quarantina. Siamo attivi con questo regime da settimana scorsa e andremo avanti... beh, come minimo fino a Pasqua.
E i volontari?
Per noi restano una risorsa preziosissima: coprono infatti le chiamate d'intervento a supporto delle forze già sul campo, ma lo fanno da casa. Non vengono più in caserma, se non solo ed esclusivamente in caso di chiamata.
Non siete attivi quindi sul fronte Coronavirus?
Al momento non ci è stato chiesto un intervento. L'aiuto che diamo alle autorità è la garanzia della nostra operatività.
La gente è perlopiù chiusa in casa. Avete riscontrato un aumento o un calo delle richieste d'intervento?
In generale il numero d'interventi si è abbassato. Per strada ci sono meno auto, meno incidenti, meno inquinamenti, facciamo anche meno interventi in industrie. A essere un po' aumentati sono gli interventi nelle abitazioni. In particolare per piccoli incendi domestici e allagamenti. L'impressione è che la popolazione stia, in larga parte, facendo quello che le autorità hanno chiesto.
Il morale dei pompieri com'è?
Molto alto per fortuna. Il lavoro di dodici ore è un po' una novità per tutti, se ne parla da tanto tempo, per ora è integrato solo durante quest'emergenza. È una novità che hanno affrontato con positività, pur essendo turni più lunghi e pesanti. Ma la nostra intenzione è di estendere questo tempo di lavoro anche in regime normale.
Ma non sono tante dodici ore di lavoro?
In realtà, in Svizzera la maggior parte dei Corpi pompieri professionisti lavora con turni di ventiquattro ore. Di notte, chiaramente, se non ci sono interventi si dorme. Il vantaggio è che dopo per quarantotto ore non si lavora. Si tratta di una misura utile per ottimizzare i turni e per poter coprire al meglio le fasce orarie più critiche, che sono fondamentalmente le ore diurne: tra le 7 e le 19.
E vorreste estenderla?
Sì, il Municipio è già a conoscenza della volontà del nostro Corpo. La priorità chiaramente ora va data all'emergenza Coronavirus, ma una volta che la situazione si normalizzerà formalizzeremo la nostra volontà in un progetto che porteremo sul tavolo dell'esecutivo. L'ultima decisione spetta a loro.