Tpl, il direttore Roberto Ferroni: solo viaggi necessari e per lavoro. E per favorire il Civico potenziate le corse sulla tratta Ffs-ospedale
«Chi sale sul bus adesso lo fa solo per spostamenti necessari, soprattutto per lavoro». Parola del Roberto Ferroni, direttore della Trasporti Pubblici Luganesi Sa, che, dopo le direttive emanate lo scorso 14 marzo dal governo cantonale per una drastica riduzione dell'offerta del mezzo pubblico a favore della popolazione per arginare il coronavirus, ci propone un'istantanea di come conducenti e viaggiatori stanno reagendo durante questa dura crisi sanitaria.
«Noi abbiamo ridotto il servizio, invertendo in settimana quello che normalmente garantivamo il sabato: questo significa girare a un regime tra il 70 e il 75% della nostra capacità che avevamo da lunedì al venerdì. Abbiamo però introdotto, tra le 7 e le 9 del mattino e tra le 16.30 e le 19 del pomeriggio, dei bus di supplemento, allo scopo di garantire la distanza sociale. Inoltre, assoluta novità: abbiamo introdotto delle corse supplementari ogni 15 minuti dalle 6 alle 9 e dalle 16 alle 20 tra la stazione e l'ospedale per offrire un maggiore sostegno al personale medico e infermieristico del Civico di Lugano». Ma quali strategie mettete in atto per scongiurare nuovi contagi del virus? «Sulle linee principali - la 3, la 5 e la 7 - viaggiamo esclusivamente con veicoli da 18 metri, i più lunghi che abbiamo, sempre per garantire ai passeggeri la distanza sociale. Salvo nei giorni festivi, perché praticamente l'utenza si riduce al minimo». Dopo il coronavirus, tuttavia, avete conosciuto un crollo del numero di passeggeri? «In settimana - risponde Ferroni - abbiamo ancora una media tra le 15 e le 17 persone per bus». A causa del virus c'è un contingente massimo che non potete superare? «No - spiega il direttore della Tpl Sa - ma per garantire le disposizioni dei due metri di distanza tra un passeggero e l'altro abbiamo potenziato il numero di veicoli sulle corse più frequentate». E per il personale? «Abbiamo consegnato loro dei guanti in lattice, il disinfettante e mascherine per chi le richiede. La porta anteriore del conducente è inoltre chiusa ai passeggeri ed è stato posto uno sbarramento di alcuni metri tra il guidatore e i passeggeri, chiudendo la prima fila dei sedili».
Ducentodiciotto sono i dipendenti della Trasporti Pubblici Luganesi Sa, di cui 160 autisti. Avete richiesto le indennità per lavoro ridotto per superare questo difficile momento? «Abbiamo inviato alla cellula di crisi una lettera attraverso l'Unione dei trasporti pubblici ticinesi per capire se dobbiamo o meno chiedere le indennità per lavoro ridotto. Lo chiediamo invece per il traffico regionale viaggiatori, ad esempio per la Ferrovia Lugano-Ponte Tresa. In ogni caso oggi il nostro personale che si trova a casa, si tratta soprattutto di autisti, è stipendiato al cento per cento». Il personale attivo in questo momento è destinato a ridursi ulteriormente? «L'idea è quella di monitorare l'andamento dell'utenza di questa settimana per capire se dovremo ridurre ulteriormente la nostra offerta di servizio. Coinvolgeremo anche Autopostale, responsabile a livello federale per tutte le aziende di trasporto su gomma, cui abbiamo presentato e ottenuto il nulla osta i nostri piani di trasporto. Abbiamo invece già ridotto il personale e gli orari settimanali (8-16) e disposto la chiusura il sabato dell'ufficio vendita abbonamenti alla Pensilina».
Sarebbe sostenibile, a suo avviso, un trasporto gratuito durante l'emergenza coronavirus? «Questa non è una decisione di nostra competenza: dal 2012 sottostiamo ad Arcobaleno, dove gli introiti vanno alla cassa comunitaria e non più ai singoli trasporti, e pertanto ci adeguiamo a quanto decide la comunità tariffale. Un'altra via ipotetica potrebbe arrivare dalla città di Lugano, che potrebbe istituire trasporti gratuiti. Lo ha già fatto per domeniche straordinarie, ma in questi casi sobbarcandosi i costi al posto dei passeggeri».