L’associazione Generazioni & Sinergie sonda il terreno e immagina il primo progetto entro un anno
Cercansi luoghi – ad esempio presso bar, cooperative sociali o chioschi – in cui poter risolvere piccoli problemi quotidiani: dal ritiro dei pacchi alla custodia di chiavi o posta, dalle commissioni a domicilio a lavoretti domestici, dalle consulenze giuridiche ad attività di doposcuola. Insomma, punti di riferimento e di incontro, di solidarietà, luoghi in cui non esistano barriere fra generazioni ma che anzi promuovano uno scambio umano. Luoghi dove vengano messi in gioco cuore, competenze e risorse dentro realtà o commerci già esistenti o luoghi dove possano nascere nuove iniziative imprenditoriali. Si chiamano Portinerie di quartiere e in diverse località in Europa, tra cui la Lombardia, sono una realtà consolidata: rappresentano luoghi d’innovazione sociale, basati sui principi dell’economia della condivisione, dove le relazioni possono andar ben oltre al dialogo e trasformarsi in veri e propri servizi di aiuto reciproco. E in Ticino? Per ora non esistono, ma potrebbero presto trovare terreno fertile. A credere intensamente a questa possibile evoluzione è l’associazione Generazioni & Sinergie, sodalizio senza scopo di lucro sorto nel 2011 che riunisce una cinquantina di soci. Da anni s’impegna per “l’abitare bene a tutte le età e per il mantenimento di buone e utili relazioni fra le generazioni, ed è fondata sui valori di apertura, responsabilità sociale e trasversalità”. E tra le ultime sfide del sodalizio c’è quella di “aiutare a far nascere una Portineria di quartiere in un rione o comune e, laddove le infrastrutture, le condizioni di motivazione e di partecipazione sono date, di dar vita anche a una propria esperienza operativa di Portineria”. Presidente dell’associazione è l’ingegner Roberto Fridel. L’associazione a gennaio ha promosso due atelier in Ticino, intitolati “Costruiamo la nostra Portineria di quartiere”, che hanno visto una buona affluenza di persone interessate all’iniziativa.
Nel concreto, come si sviluppano le Portinerie di quartiere? «Il nome – spiega Roberto Fridel – riassume un’idea, quella cioè di avere un luogo di fiducia sotto casa per rispondere a bisogni anche abbastanza semplici. Poi, nel tempo, queste Portinerie presenti in diverse località, si sono allargate estendendosi a servizi di accoglienza e sociali entrati di diritto a far parte di una stessa iniziativa». Tutto gratuitamente? «Sì, di regola funzionano senza scopo di lucro, perché chi le promuove lo fa per una propria sensibilità sociale e per rappresentare anche un punto di riferimento e di fiducia per il quartiere. Sono servizi che in ogni caso non si sostituiscono all’economia privata e possono integrare anche azioni di volontariato». Le Portinerie di quartiere sono pronte a sorgere anche in Ticino? «In questo momento il nostro obiettivo è proprio quello di identificare delle opportunità sul territorio: la nostra associazione intende mettersi in gioco in prima persona, oltre che per aiutare, anche per realizzare una propria Portineria di quartiere, assumendo il ruolo di coordinatore e al contempo di responsabilità. Stiamo ora verificando se ci sono le condizioni e a tal proposito siamo in contatto con enti comunali, associazioni e volontari. A marzo organizzeremo inoltre la visita di una Portineria di quartiere a Milano per permettere di vedere da vicino come funzionano concretamente». A quando, dunque, la prima Portineria sul suolo ticinese? «Il nostro augurio è che la prima esperienza possa realizzarsi entro i prossimi 12 mesi».