Decreto d'abbandono della pp Fumagalli nei confronti di tre giornalisti: 'Ma hanno mostrato una situazione difforme dalla realtà circa l'igiene'
Decreto d'abbandono con bacchettata finale per la Rsi nell'ambito del cosidetto 'caso Crotta', dal nome dell'azienda orticola di Muzzano uscita male dal servizio 'Verdure indigeste' mandato in onda il 5 maggio 2017 durante la trasmissione 'Patti chiari'. Le immagini mostravano sporcizia e degrado poco in linea con lo standard qualitativo richiesto a chi confeziona prodotti alimentari, tanto che alcuni importanti clienti si videro costretti ad annullare i contratti di fornitura. Il titolare Enzo Crotta dovette ammettere la presenza di lacune e la necessità di apportare correttivi, ma a sua volta querelò per diffamazione tre giornalisti ora prosciolti – lo riporta il 'CdT' – dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli al termine dell'inchiesta. Decisione nel frattempo divenuta definitiva non avendo il titolare dell'azienda interposto ricorso. Anche perché, rammenta la procuratrice nella decisione, egli prima che venisse mandato in onda ilservizio ha potuto visionarlo con largo anticipo, idem il suo avvocato di allora col quale concordò la richiesta alla Rsi di effettuare una seconda ripresa dell'azienda in modo da mostrare gli accorgimenti apportati a seguito della prima intrusione dei giornalisti. Crotta (che in seguito ha cambiato avvocato) secondo la procuratrice non può dunque pretendere di far causa alla Rsi per un servizio che ritiene ingiurioso senza aver tentato, in precedenza, di opporsi alla messa in onda.
Critiche vengono mosse dalla magistrata anche nei confronti della Rsi. Perché i tre giornalisti autori del servizio, scrive nel decreto d'abbandono, "hanno illustrato una situazione difforme dalla realtà circa l’igiene all’interno dell’azienda. In particolare mediante la pubblicazione di fotografie che per loro stessa natura sono di dubbia attendibilità e verosimilmente create ad hoc da impiegati ed ex impiegati rancorosi, e di filmati girati in un momento in cui l’azienda si trovava in fine produzione (con quindi un maggior disordine, situazione tipica in seno a un’azienda agricola che prepara verdura". Inoltre, aggiunge la pp, i quantitativi di microrganismi rilevati sui prodotti erano in realtà esigui e innocui per il consumatore. In definitiva non sono state riscontrate non conformità dal punto di vista chimico e microchimico, da qui la convinzione secondo cui “non è stato creato alcun tipo di pericolo per il consumatore”.