Luganese

Non dimissiona il Municipio di Astano

Dopo la stangata sul moltiplicatore; si punta però all'aggregazione col nascente Comune di Tresa

Ti-press
26 settembre 2019
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«Assolutamente no». Brigitte Cella, la sindaca di Astano, è ferma: l’esecutivo che rappresenta non ha alcuna ragione di lasciare la carica. «Noi abbiamo cercato di salvare la situazione – sostiene –, abbiamo cercato a più riprese di evitare di arrivare alla situazione attuale, ma questo ci è stato impedito». Motivo del contendere è la crisi finanziaria nella quale versa il Comune malcantonese, che ha portato il Consiglio di Stato settimana scorsa a imporre un moltiplicatore d’imposta al 130% per il 2019. Una decisione che ha scatenato il malcontento di parte della cittadinanza, portando qualcuno a invocare anche le dimissioni del Municipio. Uno scenario che quest’ultimo ha tuttavia energicamente respinto tramite una nota diffusa ieri.

«Sì, certo che il 130% fa male – ammette Cella –, proprio per questo, quando ancora eravamo in tempo, abbiamo suggerito di aumentare il moltiplicatore al 110%: si sarebbe sentito di meno». Una proposta che per tre volte è stata respinta dall’Assemblea comunale – l’organo legislativo di Astano –, che con risoluzione del 27 maggio ha deciso quindi di fissarlo al 100%. In tal modo, ha valutato però il Consiglio di Stato (CdS), non sarebbe stata rispettata la Loc (Legge organica comunale) e per evitare il dissesto finanziario del Comune il Cantone ha deciso di intervenire. Per altro, il 130% non rappresenta il moltiplicatore aritmetico necessario ad Astano per chiudere i conti dell’anno in pareggio – che è stato calcolato al 160% –, ma una media fra quest’ultimo e quanto votato dal legislativo. Cella sottolinea inoltre che anche ricorrere contro la decisione del CdS risulterebbe dannoso. Vincendo, si dovrebbe fissare infatti il moltiplicatore al 160%, in modo da pagare il debito (200’000 franchi circa) generato dal mancato introito del gettito fiscale.

La crisi finanziaria in cui versa Astano non è recente. A seguito di una serie di disavanzi d’esercizio, il capitale proprio del Comune si è eroso progressivamente, ma interamente. «Abbiamo cercato di limitare le spese – spiega la sindaca –, ma ci sono gli oneri obbligatori che non potevamo non rispettare». Una soluzione “a corto-medio termine” dei guai viene vista dall’esecutivo in un’unione con altri comuni. «Sì, stiamo lavorando per un’aggregazione» conferma Cella.

Negli anni, gli incontri bi- e multilaterali con i vicini non sono mancati. Novaggio, Miglieglia, Bedigliora, Curio e naturalmente i quattro coinvolti dall’aggregazione in corso che sfocerà in Tresa: Croglio, Monteggio, Ponte Tresa e Sessa.

Proprio quest’ultimo ha ricevuto un paio di giorni fa il semaforo verde della Commissione Costituzione e leggi del Gran Consiglio (Gc) a essere reintegrato nel progetto, dopo un periodo di stop obbligato dovuto al parere contrario – per un soffio, va detto – della popolazione. L’ultima parola spetterà comunque al Gc, ma si tratta di un segnale positivo anche per Astano. «Bisogna ancora aspettare – osserva cautamente Cella –, però sì, siamo orientati verso Tresa».