Luganese

Borradori non impugna il rosario. 'Ma i rimproveri sono fastidiosi'

La decisione del governo sul ricorso di Helvetia Christiana non sarà contestata dal Municipio di Lugano. Il sindaco: 'Ormai la vicenda è superata. Però...'

Ti-Press
5 luglio 2019
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«Personalmente, per principio, l’avrei contestata, ma oramai la vicenda è superata dagli eventi e probabilmente non contesteremo la decisione del Consiglio di Stato». Una decisione, quella che ha accolto il ricorso di Helvetia Christiana a cui il Municipio di Lugano aveva negato la possibilità di organizzare un rosario durante il Pride, che ha dato fastidio al sindaco Marco Borradori. «Non mi sembra giusto che ci venga rimproverato di aver agito in modo arbitrario».

Per quali ragioni? «Come avete scritto nell’articolo di giovedì (cfr. ‘laRegione’ di ieri a pag. 3) nelle 11 pagine con cui motiva la propria decisione (26 giugno) il governo non fa mai accenno al fatto che Helvetia Christiana in prima battuta aveva chiesto al Municipio di poter organizzare una manifestazione con tanto di bancarelle in concomitanza con il primo Gay Pride organizzato in Ticino. E che, come aveva precisato l’esecutivo luganese nel rispondere all’interrogazione Udc il 17 maggio 2018, il presidente dell’associazione aveva “espressamente dichiarato ai media” che si sarebbe trattato di una manifestazione “contro il Gay Pride” e di un “atto di riparazione per il Gay Pride”».

'Dovevano essere loro a fornire i dettagli'

Non solo. C’è un altro passaggio della decisione del Consiglio di Stato che ha sollevato l’attenzione del sindaco di Lugano. «Ci viene rimproverato di non aver spiegato nel dettaglio come avrebbe dovuto essere formulata la domanda scritta per ottenere l’autorizzazione all’uso del suolo pubblico, però anche il richiedente è tenuto a collaborare in buona fede – sostiene Borradori –. Ammettiamo pure che telefonicamente l’8 marzo dell’anno scorso le informazioni non siano state fornite dalla nostra polizia, cosa che dubito, la loro intenzione era di organizzare la preghiera durante la manifestazione. E dovrebbe essere l’associazione, come qualsiasi altra entità richiedente a fornire precise indicazioni su cosa intende fare».

Del resto, l’intenzione dell’associazione di tenere comunque una preghiera a Lugano al di fuori del contesto del Pride, annunciata oltre un anno fa, non si è (ancora?) concretizzata. Tanto è vero che Helvetia Christiana, ad oggi, non ha più fatto alcuna richiesta del genere alla Città. La vertenza, balzata agli onori della cronaca, aveva fatto parecchio discutere l’anno scorso non solo sui media, proprio per la concomitanza con il Pride.