Lugano, dopo lo stop agli eventi, il Collettivo chiederà un permesso a Cantone e Città uguale a quello per le feste campestri
Torna a splendere il sole fra il Municipio di Lugano e i giovani del Collettivo Morel. Paiono infatti diradarsi le tensioni riemerse nelle settimane scorse e nella primavera del 2018. Tensioni legate, da una parte, alle proteste di alcuni vicini, dall’altra, alla situazione irregolare (dal profilo pianificatorio) dei locali in cui si organizzano le attività. L’incontro fra le parti svoltosi nei giorni scorsi a Palazzo Civico ha consentito di individuare una via d’uscita percorribile. I giovani dovranno presentare alla Città e ai servizi del Dipartimento delle istituzioni la richiesta di un permesso temporaneo della validità di tre mesi che poggia sull’articolo 30 della Legge sugli esercizi pubblici (tipo quelli per organizzare le feste campestri) per continuare a svolgere attività culturali.
Attività che, dopo l’interruzione intimata un paio di settimane fa, restano sospese fino all’ottenimento del permesso. «Sono stati i giovani stessi a richiederci l’incontro – spiega il sindaco di Lugano Marco Borradori –. Ritenuto che in luglio non ci saranno eventi e che l’esperienza finirà con la festa di chiusura di agosto, quella del permesso temporaneo ci è parsa la soluzione migliore. Non è che il Municipio non voglia questo genere di attività cosiddette alternative che, anzi, sono benvenute. Il problema è che dobbiamo tener conto, per parità di trattamento, anche dei vicini che si sono lamentati e della non conformità degli spazi alle attività, per cui è necessario un cambio di destinazione richiesto peraltro a ogni cittadino». Cambio di destinazione già richiesto lo scorso anno ma bloccato da un ricorso, per cui non effettivo. Il compromesso, dal profilo legale, prosegue il sindaco, verrà raggiunto se il permesso sarà concesso e se gli spazi saranno ritenuti conformi alle norme sulla polizia del fuoco (manca solo la firma di un addetto ai lavori) e della sicurezza.
La soluzione tranquillizza sia gli organizzatori, che non rischierebbero più multe e ingiunzioni di stop alle attività, sia la Città. «Posto che rispettino anche un po’ la quiete perché questo è comunque un problema: se c’è musica ad alto volume, i vicini chiamano la polizia che è tenuta a intervenire e verificare la situazione – osserva Borradori –. Questa sarebbe la maniera per poter continuare con gli eventi fino all’estate. Al termine dell’incontro ci siamo lasciati bene: loro sono d’accordo di rispettare le condizioni e di procedere con la soluzione individuata e noi cercheremo di sostenere la loro richiesta anche a Bellinzona». La vicenda ha messo sotto gli occhi di tutti come il quadro normativo in vigore abbia bisogno di essere adeguato alle esigenze emergenti della società civile.
Le attività erano cominciate circa due anni fa negli spazi dove sorgeva l’omonima storica autoconcessionaria della città, che da trenta anni ha gettato la spugna. Uno spazio a misura di giovane fatto di sperimentazioni, pochi mezzi, ma tanta creatività. Questa è il genere di cultura che si produce e che piace parecchio. Non soltanto agli avventori “tradizionali”. Tanto che il Collettivo conta ben quattromila soci e le serate fanno sempre il pienone. Un’esperienza a termine: comunque vada si concluderà nel corso della prossima estate, dopodiché dovrebbero cominciare i lavori per la demolizione degli stabili che verranno sostituiti da un complesso immobiliare di lusso (ricorsi permettendo).