Dopo i due arresti ad opera dei Carabinieri di Campione d'Italia emerge la nuova frontiera dello spaccio di stupefacente verso la Svizzera.
Il presentimento che Campione d’Italia fosse diventato un quartier generale per la malavita lo si era avuto lo scorso dicembre quando i Carabinieri avevano arrestato due albanesi dediti al traffico di droga. Domenica, una nuova e importante operazione ha confermato lo ‘strano’ giro in atto nell’enclave. Due nuovi arresti, sempre di albanesi, e il sequestro di 320 grammi di cocaina nonché denaro in contante (2’100 franchi), cellulari, schede telefoniche e tutto quanto necessario per il confezionamento e lo spaccio della sostanza stupefacente (un bilancino, una lama con tracce di droga, ritagli di sacchetti di plastica).
Da alcuni giorni la Benemerita teneva sotto osservazione i due trafficanti, Islami Maksim, 29 anni, senza fissa dimora in Italia, e Kalemi Ernesto, 23enne anch’egli senza fissa dimora. Un pedinamento sfociato domenica in serata con il loro fermo e una prima perquisizione personale e dell’auto andata però “a vuoto”. Da un controllo più approfondito, in particolar modo nell’appartamento in cui alloggiavano da qualche settimana, affittato da una terza persona, connazionale, i militari dell’Arma hanno poi rinvenuto tutto quanto frutto dell’ingente sequestro. Avendo, dunque, avuto la conferma dell’attività criminale i carabinieri hanno così ispezionato l’area pubblica, attorno al santuario della Madonna dei Ghirli, dove i due – che ora si trovano al carcere comasco del Bassone con l’accusa di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanza stupefacente e psicotrope – erano stati notati sostare sabato sera. Sotterrati nel giardino sono stati trovati due barattoli contenenti cocaina.
La frontiera del traffico
Campione, quindi, terra di nessuno e interessante punto di azione per la malavita legata al traffico di droga? «Sembrerebbe proprio che l’enclave sia appetibile quale base per nascondere, nel gergo criminale, la roba – conferma a ‘laRegione’ il comandante dei Carabinieri del Nucleo di Campione d’Italia, maggiore Natale Grasso –. Tenga presente che il traffico avviene più che altro in Svizzera, droga, dunque, che prendono dal canale italiano e destinata sì anche alla ‘piazza’ campionese ma soprattutto del Canton Ticino. Questi personaggi arrivano qui, nascondono qui la droga e giornalmente vanno a Lugano, o dove devono andare, e mettono in atto il loro smercio».
Solo tre mesi fa, sempre a Campione, erano stati arrestati, per gli stessi reati, due altri albanesi: «Un primo caso che non ha attinenza per modalità e collegamento fra persone con quest’ultima operazione – ci evidenzia il comandante –. Diciamo però che ora si renderanno conto che Campione non è questa ‘isola felice’ per i trafficanti, come magari si era portati a credere».
Quanto vi è, quindi, la percezione in Ticino di questa pericolosa... ragnatela? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Lurati, commissario capo del Servizio antidroga della Polizia cantonale: «La tipologia sul come e dove si muovono è stata riscontrata anche da noi, così come le modalità di celare lo stupefacente. In questo senso siamo in contatto e collaboriamo con le autorità italiane. Il fenomano non è comunque nuovo, sono circa cinque anni che siamo confrontati con questi gruppi di albanesi, ben radicati nel nord d’Italia [cfr. ‘laRegione 19 gennaio 2019] e dunque arrivati anche a Campione. In più di un’inchiesta abbiamo evidenziato questo modus operandi». Curioso soprattutto è l’aspetto della scelta dei nascondigli, dal proprio domicilio al bosco o al terreno di un giardinetto pubblico: «È uno dei tanti metodi. Quando sono da noi spesso sono ospiti di tossicodipendenti che potrebbero far sparire lo stupefacente. Se non sono sicuri dunque preferiscono nasconderlo magari nel bosco. Restano ad ogni modo dei ‘depositi’ sparsi di quantitativi limitati, non unici bunker, forniture regolari che se ‘perdono’ anche la perdita economica è limitata».