Luganese

‘L’iniziativa spaccherà il Ticino’

Il consigliere di Stato Beltraminelli sul nodo Cardiocentro-Eoc: ‘Si potrebbe pensare a un garante’

12 settembre 2018
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Claudio Zali, presidente del governo, preferisce non rispondere, parla però Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, dopo la mail infuocata inviata dal presidente e dal direttore Eoc ai collaboratori dell’Ente ospedaliero cantonale per stigmatizzare il lancio dell’iniziativa popolare avviata dal gruppo Grazie Cardiocentro (vedi ‘laRegione’ di ieri): «Non mi esprimo sulla lettera, ma sulle preoccupazioni inerenti la sanità» apre il nostro botta-e-risposta sul nodo Cardiocentro-Eoc Beltraminelli. Mail, diversamente, criticata dal gruppo Grazie Cardiocentro che si è detto “incredulo e sconcertato di fronte all’attacco sferrato”.

Dove si posiziona oggi il consigliere di Stato Paolo Beltraminelli?

Sono membro dell’ente come rappresentante del proprietario ma non sono presente quando si discute delle trattative con il Cardiocentro, proprio per la mia funzione di consigliere di Stato e in quanto sia l’Eoc sia il Cardiocentro ricevono mandati dal Cantone. Il mio ruolo è quello di garantire la miglior sanità in Ticino. Evidentemente però seguo da vicino quello che succede.

E che idea si è fatto della diatriba?

C’è voluto tanto tempo per avere una sanità in Ticino che garantisca delle prestazioni buone e gradite ai ticinesi. Va detto che il 94% dei ricoveri che riguardano pazienti ticinesi sono svolte in Ticino. È un risultato molto buono. Siamo al livello dei Cantoni Zurigo, Vaud, Ginevra dove hanno ospedali universitari completi. La metà circa di questo 6% di pazienti si recano oltre Gottardo per interventi talmente specialistici che non sono disponibili in Ticino. Negli anni nel nostro Cantone si è dunque costruita una sanità di prim’ordine e il Cardiocentro è un attore importante tanto che ha dei mandati esclusivi.

Il Cardiocentro ha vinto una scommessa, che non era evidente dopo i ‘litigi’ fra Lugano e Bellinzona per la nascita di un Cardiocentro pubblico. Il fatto di essere collegato e collaborare strettamente all’Ospedale Civico di Lugano ha certamente contribuito al suo successo.

Così vicini (Cardiocentro ed Eoc) ma così lontani...

Premetto che vi è un atteggiamento positivo da parte mia e del Consiglio di Stato nei confronti del Cardiocentro e della sua attività. Ho però sempre pensato che quanto deciso anni fa sarebbe stato messo in atto con l’accordo delle due parti anche perché dal profilo clinico è stata individuata una soluzione di collaborazione, che consoliderebbe lo sviluppo futuro della cardiochirurgia all’interno dell’Eoc. Purtroppo nonostante anni di trattative, un accordo non è stato trovato, neppure dopo la proposta di mediazione del Consiglio di Stato volta a garantire l’autonomia del Cardiocentro seppur ricondotta all’interno dell’Ente ospedaliero. Con quanto proposto si vuole fare in modo che la qualità delle cure, lo spirito di squadra e l’affiatamento presente oggi nel Cardiocentro continuino nel tempo. Sono ben consapevole che per integrare al meglio il Cardiocentro nell’Eoc è necessario un periodo di transizione.

Poi è arrivata l’iniziativa popolare.

Il lancio di un’iniziativa popolare, un diritto democratico riconosciuto, arrischia di riaprire discussioni già avute in passato e potrebbe creare problemi alla sanità ticinese. Sono preoccupato, ma rimango comunque fiducioso che si possa trovare un accordo partendo dalla proposta dal Consiglio di Stato. Indispensabile è però che le parti non si allontanino sempre di più.

Anche perché l’evoluzione della medicina è tale per cui non si parla più di solo cuore. Ma di cuore e vasi, e in futuro magari di polmoni. Per questo, a maggior ragione, il Cardiocentro potrà continuare ad avere successo se continua a lavorare in stretta collaborazione con l’Ospedale regionale di Lugano.

Vi è un timore di spaccatura?

Il Ticino è già spaccato. Temo le prove di forza che in sanità sono molto pericolose. Se cominciano a nascere incertezze e difficoltà di collaborazione queste potrebbero influire sul personale con un rischio per la qualità delle cure.

Molti timori nascono anche dal personale del Cardiocentro.

È umano. Nel nostro tentativo di mediazione siamo però stati tranquillizzanti sul loro futuro, garantendo a tutti il posto di lavoro. Si potrebbe a questo punto benissimo pensare a un garante accettato e gradito dalle due parti, in grado di attestare che il passaggio avvenga in modo non traumatico e garantendo l’autonomia clinica e amministrativa al Cardiocentro.