Parla la fondatrice della fiera, Katia Cavallini in occasione dell'esposizione in corso a Lugano. E dal 2019 corsi igienico-sanitari obbligatori
Vent’anni a fil di pelle, tra colori, disegni enigmatici ma dal significato profondo – per tutta la vita – per chi decide di offrire la propria cute per lo sfondo di un lampo di genio artistico. Parliamo di tatuaggi. Anzi, di Ti-Tattoo che con l’edizione aperta ieri al Centro esposizioni di Lugano e in corso fino a domenica taglia il traguardo di un anniversario importante che dice soprattutto di un fenomeno ancora in pieno boom.
Katia Cavallini, tatuatrice da un quarto di secolo, 59 anni, è l’ideatrice della fiera luganese e la presidente dell’Associazione tatuatori Svizzera italiana (A.t.s.i), e funge anche da organizzatrice della kermesse, visitabile oggi, sabato, dalle 12 alle 2 e domani, domenica, dalle 11. Settantuno stand per un totale di 130 artisti tatuatori selezionati, di cui 27 ticinesi, tra cui uno special guest, il pluripremiato Alle Tattoo. Presente pure Angelo Piovano, 83 anni, l’uomo più ‘marchiato’ (nel 98% del corpo – anche... lì – tranne il palmo delle mani e dei piedi). Poi spettacoli (anche di fachiri), concerti. Piercing. Minori di 14 anni accompagnati.
La vostra associazione si occupa anche di tutelare questo affascinante e a un tempo delicato mestiere che richiede regole visto che concerne sì l’estetica ma anche la salute? «L’A.t.s.i, attiva dal 2013, solo negli ultimi anni ha ottenuto l’interessamento da parte del Cantone: a partire dal 2016 sono iniziati i controlli sui colori utilizzati nei tatuaggi da parte del Dipartimento della sanità e della socialità e da questo stesso anno chi esercita come tatuatore deve annunciarsi presso l’autorità cantonale. E a partire dal 2019 inizieranno i controlli regolari di igiene negli studi presenti in Ticino. Sono sata incaricata, quale presidente dell’associazione, entro la primavera-estate dell’anno prossimo, di organizzare i corsi igienico-sanitari, che dureranno due giornate alla presenza di un dermatologo, di un biologo-igienista e di un esperto di tatuaggi».
E gli studi che non avranno svolto questo corso? «Sono obbligatori, pertanto chi non lo frequenta non sarà riconosciuto».
Nel sito del Cantone (www.ti.ch) si trova l’‘Ordinanza sugli oggetti che vengono a contatto con il corpo umano’ entrata in vigore il 1° maggio 2017 e che fissa fra l’altro le disposizioni legali relative ai materiali per il tatuaggio, il trucco permanente e il piercing. Ma quanti sono gli studi presenti in Ticino? «Una cinquantina – risponde Katia Cavallini –. I titolari degli studi sono annunciati al Dipartimento, con nome e cognome». Si sta dunque regolarizzando il mercato? «Sì, parecchio. Io personalmente ne sono felice, ma lo stesso vale per i tatuatori, si lavora in modo più professionale. Prima era un po’ tutto un mondo selvaggio». Qual è il consiglio che si sente di dare al giovane che decide per la prima volta di tatuarsi? «In genere oggi in Ticino gli studi sono a norma, i tatuatori hanno seguito corsi. Tanti sono gli operatori italiani e occorre ricordare che in Italia già da anni i corsi igienico-sanitari sono obbligatori e questo è fonte di maggiore garanzia. Ma comunque anche loro l’anno prossimo dovranno rifare il corso se vorranno vedere riconosciuta la loro professionalità. Stiamo studiando anche un distintivo con il bollo cantonale per la certificazione». I rischi di un tatuaggio non sono pari a zero. «Nemmeno se si va dalla pedicure – risponde la presidente dell’A.t.s.i. –. Gli inchiostri oggi sono piuttosto regolati in Svizzera. I tatuatori hanno ricevuto la ‘lista nera’ dei colori da non usare. Il problema sono le allergie, che tuttavia sono curabili con una pomata. Occorre stare attenti ai virus e in questo non c’entrano le tinte, quanto le basi igieniche osservate negli studi. E chi si fa tatuare deve guadare a questi aspetti entrando nello studio. C’è ancora qualcuno che lavora in casa e questi sono abusivi e da evitare». S’è inaugurata l’edizione numero 20 di Ti-Tattoo. Soddisfatta del traguardo? «Moltissimo. Era iniziata piccolina, alla Reseghina la prima edizione. Poi c’è stato il boom, soprattutto molte richieste da parte degli espositori stranieri». La moda del tattoo sembra ancora molto in auge. «È più seria oggi. Non è più la rosellina, ma capolavori, anche in 3D, tutti disegni impegnativi, personali». Per una vita.