L'assemblea del centro autogestito di Lugano si riunisce e afferma che 'al di là delle tante parole, qua siamo e qua resteremo'.
“Di accattivante, nell’ennesimo tentativo di cambiare destinazione all’ex macello, non ha niente. Sicuramente nulla di quel ‘popolare’ tanto urlato dal municipio. Cioè… spendere 26 milioni (quante cose si potrebbero fare per la ‘cultura’? Quante sale? Quanti spazi?) per l’ennesimo privilegio culturale d’élite”. Resta dunque un fronte contro fronte la discussione in atto fra amministrazione comunale di Lugano e centro autogestito sulla nuova destinazione dell’ex macello.
“E a noi di partecipare a questa farsa proprio non va – si legge nella nota stampa –. Perché, al di là dei proclami, è evidente l’incapacità di riconoscere una realtà che da 20 anni è viva e attiva sul territorio e che rappresenta un luogo politico di socialità, di svago, di cultura, di intrattenimento e di sperimentazione per ormai alcune generazioni di ragazze e ragazzi.
Una realtà viva e consolidata che al proprio interno non ha mai creato problemi rilevanti, al di là di un incendio nel ’98 i cui autori rimangono (chissà?) ancora ignoti e altri due dovuti alle cattive modalità di gestione degli spazi in dotazione al comune. Insomma al di là delle tante parole, qua siamo e qua resteremo”.