Luganese

La vox populi campionese: 'Lo Stato ci aiuti!'

Parola ai residenti dopo il dissesto finanziario dichiarato dal sindaco. Il proprietario del Bar Campione: 'Assistiamo a l'impoverimento del paese'

9 giugno 2018
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«Lo Stato ci deve aiutare, non può abbandonarci». La parola d’ordine suona come speranza e trova tutti d’accordo. In riva al Ceresio, in ritardo rispetto all’evidenza, si è fatta largo la consapevolezza che senza un robusto aiuto statale, la comunità campionese da sola non è in grado di arrestare la caduta verso il basso. Occorre infatti fare i conti con i numeri: con gli incassi del Casinò in continuo calo, neppure i sacrifici accettati dai dipendenti bastano.

La dichiarazione di dissesto finanziario del Comune, deliberata giovedì dal Consiglio comunale ha certificato l’allarme lanciato dai revisori dei conti un anno fa, quando invitavano a monitorare i flussi dal Casinò. A farne le spese, i pensionati e gli oltre cento dipendenti comunali senza stipendio da metà febbraio. Lo ha detto Salmoiraghi in Consiglio comunale: «Dopo aver dato soldi a tutti, governo, provincia, comuni, associazioni, nell’ora del bisogno è lo Stato che ci deve salvare».

L’eco delle parole del sindaco è fatta propria da tutti. Al Bar Campione, presso l’imbarcadero, sei pensionati sfogliano le pagine dei quotidiani in cui si parla del Comune. «Deve scrivere che anche noi siamo italiani, per cui se abbiamo bisogno, Roma non ci può dimenticare: quando c’erano le condizioni abbiamo aiutato tutti» dice uno di loro. «Il Comune che da mesi non paga gli stipendi: quasi tutti noi abbiamo figli che ci lavorano. E nessuno di loro ha responsabilità per quanto sta accadendo» aggiunge un altro.

«Anche noi pensionati stringiamo la cinghia, il Comune ci ha tagliato i contributi per l’integrazione delle pensioni (5 milioni di franchi l'anno, ndr)» aggiunge un altro. Perché lo Stato vi dovrebbe aiutare? «Perché è anche colpa dello Stato se Campione si trova messo così male, liberalizzando le slot machine in ogni bar. Siamo ancora in attesa dell’accordo con la Svizzera in materia di dazi. Sono passati più di tre anni da quando Italia e Svizzera si erano impegnati a risolvere i problemi di Campione».

E se lo Stato non dovesse allargare il cordone della borsa? «Vorrà dire che questo diventerà un paese di fantasmi, saranno in molti ad abbandonarlo. Già tanti lo hanno fatto, trasferendosi a Como o a ridosso della frontiera». Egin Kellers, proprietario del Bar Campione: «È sempre peggio e non potrebbe essere diversamente. Con cento persone che da mesi non ricevono lo stipendio, assistiamo ad un vero e proprio impoverimento del paese».