Il vicesindaco Michele Bertini lancia l'idea: 'La presa a carico del fenomeno non compete alla polizia'. E si pensa a un altro operatore di prossimità
«La scena aperta della droga rappresenta certo uno dei disagi sociali che nessuno vorrebbe vedere in città, come combatterla? La risposta più facile, cioè quella di far sloggiare individui che assumono comportamenti fuori dalla norma, primo non è sempre possibile per legge, secondo dove dovrebbero andare senza rappresentare solo uno spostamento del problema? In assenza di comportamenti sanzionabili, non è competenza della polizia prendersi a carico fenomeni di disagio sociale che si riscontrano soprattutto nelle realtà urbane».
Il vicesindaco e titolare del Dicastero sicurezza e spazi urbani di Lugano Michele Bertini lancia il dibattito e si chiede se non sia il caso di promuovere e facilitare la presa a carico di questi casi in strutture specializzate nell’affrontare queste situazioni.
Andiamo con ordine. Nel corso dell’anno la Città, in collaborazione con la Divisione prevenzione e sostegno e l’Associazione Ingrado, intende rafforzare l’azione preventiva finanziando un ulteriore operatore di prossimità che si occuperà in particolare di tossicodipendenza. La nuova figura consentirà di disporre di un qualificato referente in grado di attuare efficaci e precoci interventi di prevenzione, in coordinamento con i Servizi Antidroga della Polizia cittadina, nell’ambito della lotta al consumo e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Con quali aspettative? «La polizia, pur operando principalmente sul piano repressivo, interpreta la sua azione anche su quello preventivo, tramite una presenza vigile di pattuglie sul territorio, con l’ausilio della tecnologia (come la videosorveglianza) e con campagne mirate di sensibilizzazione – risponde Bertini –. Per far fronte ai fenomeni di disagio e marginalizzazione si è voluto compiere un altro passo potenziando il personale specializzato che potrà operare in rete con gli altri partner preposti a questo genere di fenomeni».
Luoghi critici tenuti sotto controllo
Del resto, i casi di disagio sociale a Lugano purtroppo non mancano. Ci sono luoghi noti e tenuti sotto osservazione come la panchina del parco Ciani in cui si trovano quotidianamente alcuni consumatori di droga. Situazioni, per certi versi simili e che possono riguardare altre forme di disagio, sono localizzate anche in zona pensilina e parzialmente anche nell’area delle panchine nei pressi del cimitero cittadino. «Nessun allarmismo, non siamo fortunatamente ai livelli di Platzspitz o del Letten di Zurigo agli inizi degli anni 90 – relativizza il titolare del Dicastero polizia – ma sarebbe sbagliato chiudere gli occhi di fronte a segnali di malessere che ci sono anche nella nostra Lugano».
Ora, cosa succede quando la polizia è chiamata ad intervenire per situazioni di disagio o degrado? «Intanto, si può fare poco se non laddove si configurano comportamenti contrari alla legge che rimangono naturalmente di competenza delle forze dell’ordine», osserva il vicesindaco.
Ma è sufficiente l’introduzione di un solo operatore di strada supplementare per fronteggiare questo genere di fenomeni? «Non sarà una sola figura in più a risolvere questa problematica sociale – dice Bertini –. L’auspicio è quello di dare un contributo nello sviluppare e rafforzare il necessario lavoro in rete con tutte le istanze preposte. Ritengo si debba facilitare e promuovere la presa a carico di queste persone in strutture adeguate».