Amareggiati, delusi e pronti a promuovere azioni di protesta nei prossimi giorni. Questa è la reazione di Ocst e Syndicom al rifiuto della direzione della Südpack di partecipare ad un incontro di conciliazione con il direttore del Dipartimento finanze ed economia, Christian Vitta. Secondo i sindacati, 'si tratta, ancora una volta, di un segnale di totale mancanza di rispetto per la tradizionale cultura di valorizzazione del partenariato sociale ticinese e svizzero, cui il contratto della Südpack aveva contribuito per quarant’anni. È bastato disertare l’incontro di conciliazione senza alcuna argomentazione per far fallire ogni possibile accordo. Ciò, oltre a denotare una mancanza di rispetto della Südpack verso l’autorità politica cantonale, evidenzia anche un sistema legislativo che non tutela i lavoratori dinanzi a questo modo di fare impresa'. Non c’è stata nessuna discussione, proseguono Ocst e Syndicom. Perché? Perché, 'gli interlocutori non sono stati nemmeno presi in considerazione, come nei mesi scorsi non sono stati considerati i lavoratori, in nome di una maggiore libertà decisionale per far fronte alle difficili condizioni del mercato. In realtà tutto ciò significa maggiore facilità per la proprietà e direzione di peggiorare in futuro le condizioni di lavoro dei collaboratori'.
Ecco la lettura sindacale degli ultimi fatti capitati alla ditta di Bioggio: "La direzione ha annunciato settimana scorsa di voler fare una votazione interna, ciò che non è stato detto è che tale votazione prevede come unica alternativa la loro proposta: il regolamento interno aziendale. Lascia perplessi inoltre il fatto che tale annuncio arriva dopo aver già preso la decisione di non sottoscrivere il Ccl e dopo che più volte, la direzione si è rifiutata di concordare con le parti sociali i contenuti di un’eventuale votazione'. Perciò è stata una "votazione pilotata che non ha nulla a che vedere con una vera democrazia e partecipazione dei dipendenti". Ocst e Syndicom chiedono alla politica e alla società civile "di dimostrare il proprio dissenso con questo modo di fare impresa" e richiamano "un maggior rigore nell’assegnare facilitazioni fiscali o di altro tipo a ditte che non rispettano i principi del partenariato sociale, così spesso invocato anche dalle Associazioni padronali e così spesso dimenticato dalle aziende".