Locarnese

Giornata della memoria, a Losone ‘Le immagini raccontano’

Nell’atrio del Blocco A delle Scuole medie esposti testi e riflessioni degli allievi, per non dimenticare gli orrori dell'Olocausto

I lavori degli alunni esposti nell’atrio della scuola
28 gennaio 2025
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Apprezzati da allievi e docenti i testi esposti nell’atrio del Blocco A della Scuola media di Losone, scritti da ragazze e ragazzi in occasione della “Giornata della memoria”. Un capitolo della storia affrontato a distanza di 80 anni da classi variegate sia per età, sia per provenienza culturale, in modo delicato e non banale, con un’intesa didattica e disciplinare: «Nelle nostre aule, di fronte al tema dell’Olocausto, cala un profondo silenzio, nessuno chiacchiera, nessuno scherza, e piovono domande – spiega la docente Marcella Pozzi Del Bello, portavoce dei promotori del progetto –. L’adolescente più sagace ha però già pronta la provocazione: quale memoria? A che serve ricordare la Shoah durante un giorno dedicato per dimenticarsene poi durante tutto l’anno?».

Il 27 gennaio è stata la “Giornata della memoria” del genocidio subito dal popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale. “Di fronte agli spaventosi effetti delle terribili guerre a noi vicine, questi giorni commemorativi rimangono quanto mai importanti e attuali: studiare la storia, e quindi tenere viva la memoria di quanto avvenuto, serve infatti per saper reagire al presente, riconoscendo gli orrori a cui oggi noi stiamo assistendo – spiegano ancora i docenti –. Durante alcune ore di italiano è stata perciò proposta un’attività di scrittura per immagini, la quale viene pure a inserirsi trasversalmente nel piano di studi come Educazione alla cittadinanza: occasione preziosa per riflettere su temi di tolleranza, giustizia e rispetto dei diritti umani. Collegare queste giornate di memoria ai numerosi conflitti (Gaza, Pakistan, Siria, Congo, Yemen…), seppur con sguardi diversi, ha offerto un'opportunità per parlare di emozioni, di empatia, delle conseguenze dell'odio e dell'intolleranza e per cercare, attraverso la penna, di dimostrare quell’umanità necessaria per opporsi alle ingiustizie e alle discriminazioni. Ed ecco che dalla matita sbocconcellata dell’allievo più pigro fuoriescono frasi di una poeticità inaspettata, da una vecchia foto in bianco e nero raffigurante due noti nazisti nasce un dialogo così assurdo quanto ingenuo ‘… ma… sei sicuro che stiamo facendo la cosa giusta?’. E ancora allieve che raccontano di essere infermiere in un ospedale da campo, attive in organizzazioni umanitarie, superstiti o amiche di penna di Anna Frank; allievi che s’immedesimano in bambini soldato, bambini a cui è vietato comperare le caramelle al solito negozietto o scolari che corrono sulle macerie di un paese bombardato. Ognuno ha condiviso il proprio senso di paura, di sdegno, ma anche di speranza, dissipando dubbi, a chi ne aveva, sull’importanza della memoria”.