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Beogo e quel sogno di salvare (più) vite

Un nuovo Centro medico-chirurgico nella regione di Farakoba è l’ultimo e più importante progetto dell’associazione attiva da 20 anni in Burkina Faso

In sintesi:
  • Per l'associazione con sede a Verscio si tratta del progetto più importante
  • Beogo coprirà l’85 per cento degli stabili e le spese per le infrastrutture di base per un importo pari a 580mila franchi provenienti da fondi propri e donazioni
17 dicembre 2024
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C’è tanto Locarnese nel progetto che prevede di trasformare la piccola Clinica ostetrica Wolobougou di Farakoba, nel sud del Burkina Faso, in un Centro medico-chirurgico convenzionato con lo Stato. Tra i principali promotori c’è infatti Beogo, associazione apartitica e aconfessionale con sede a Verscio che da ormai 20 anni promuove forme di collaborazione con enti che operano nel paese africano (nello specifico con la citata clinica e con le associazioni femminili locali Zoodo e Yelemani). La progettazione della struttura è invece stata affidata allo studio Bardelli Architetti Associati di Locarno, in collaborazione con un architetto locale.

«Si tratta indubbiamente del nostro progetto più importante», ci spiega Franco Losa, presidente del Gruppo ticinese di solidarietà con il Burkina Faso, il quale fa subito notare come se è vero che l’associazione ha festeggiato proprio nel 2024 i 20 anni di attività, in realtà è già dal 1996 che il gruppo di amici ticinesi si occupa, collaborando con Organizzazioni non governative, di solidarietà in Burkina Faso, uno dei paesi più poveri al mondo. «Purtroppo – prosegue Losa – negli ultimi tempi è diventato più difficile muoversi e intervenire sul territorio, controllato sia al nord che all’est da gruppi terroristici. Prima del 2014 venivamo accolti molto bene in tutto il Paese, ora possiamo andare solo nella capitale e al sud, ma appunto non più al nord, dove negli anni abbiamo finanziato, in partenariato con l’ONG Zoodo, la maggior parte dei progetti, tra cui cinque scuole, un asilo, 13 pozzi profondi, una biblioteca di quartiere e via dicendo. Per fortuna l’attività delle tre associazioni con cui collaboriamo prosegue bene e, come detto, i villaggi alla periferia della capitale e il sud del paese rimangono più accessibili».

Assistenza a gravidanza, parto e molto di più

Ed è proprio lì che si trova la Clinica Wolobougou, con la quale l’associazione ticinese collabora ormai dal 2019. Una struttura sanitaria creata nel 2017 dalla coraggiosa levatrice Honorine Soma per offrire assistenza ostetrica e ginecologica alle donne della regione, una zona rurale che dispone di scarse strutture sanitarie a sud della città di Bobo Dioulasso, dove si trova l’ospedale più vicino (a circa 40 km e un’ora e mezza di strada, mentre per raggiungere una levatrice serve non meno di un’ora). In questi anni, Beogo ha finanziato un pozzo con pompa solare, la formazione del personale, apparecchi sanitari e l’acquisto di un’ambulanza itinerante, denominata “clinique poussière”, che fornisce cure infermieristiche ambulatoriali nei villaggi più discosti. In una regione popolata da oltre 100mila abitanti, l’attuale piccola clinica, con i suoi servizi, non riesce a soddisfare i bisogni sanitari del territorio e a fornire cure medico-specialistiche… «È in questo contesto che è nato il progetto del nuovo Centro medico, concepito per assicurare una presa a carico delle problematiche legate alla gravidanza e al parto da un punto di vista ostetrico e ginecologico-chirurgico – spiega ancora Losa –. Permetterà inoltre di disporre di un’efficace assistenza medica di base in una regione rurale con una densità abitativa elevata che presenta numerose problematiche sanitarie: malaria, malattie gastro-intestinali e cardio-respiratorie, malnutrizione. In questo senso la Clinica, che sarà l’unico Centro sanitario a sud di Bobo Dioulasso in grado di fornire servizi completi e specialistici, svolgerà anche una funzione di medicina preventiva».

Sostegno statale e finanziamento

Il riconoscimento quale Centro medico-chirurgico convenzionato con lo Stato dovrebbe anche garantire un sostegno finanziario e operativo dalle autorità nazionali attraverso delle sovvenzioni. Inoltre, assicurerà la presenza di medici provenienti da ospedali pubblici a una struttura sanitaria che, grazie ai proventi derivanti dalle cure, a donazioni esterne e alla disponibilità di personale motivato, potrà contare su una certa autonomia finanziaria e su una massiccia adesione della popolazione ai servizi offerti (nei primi cinque anni di apertura la Clinica attuale ha registrato più di 6mila consultazioni, 200 accompagnamenti di gravidanza, 100 nascite e 600 ecografie ginecologiche e ostetriche).

A proposito di aspetti finanziari, il costo complessivo del progetto è stimato in circa 876mila franchi, di cui circa 690mila per la costruzione dell’edificio principale e di uno stabile amministrativo. Beogo coprirà l’85 per cento degli stabili e le spese per le infrastrutture di base (acqua, elettricità, impianti sanitari), per un importo pari a 580mila franchi (l’arredamento, l’equipaggiamento tecnico e le spese di gestione sono invece a carico dalla clinica). Tale importo verrà finanziato con mezzi propri (450mila franchi) e con donazioni… «Attualmente rimane un fabbisogno scoperto di 130mila franchi, che speriamo di raccogliere grazie alla generosità dei nostri soci e a quella di enti pubblici e privati». Ulteriori informazioni, anche relative a come effettuare donazioni, si possono trovare al sito www.beogo.ch.

Costruzione a tappe, obiettivo 2026

Intanto, dopo gli interventi preparatori effettuati negli scorsi mesi, proprio in questi giorni stanno iniziando i lavori – previsti in quattro tappe – di costruzione della nuova Clinica, della cui progettazione si è occupato, come detto, lo studio Bardelli di Locarno, in collaborazione con l’architetto burkinabé Léon Bonzi. Dapprima verranno realizzati i reparti destinati alle cure ambulatoriali e stazionarie, seguiti dal blocco chirurgico. Infine, sarà costruito l'edificio amministrativo. Una volta ultimato (si parla del 2026), il Centro permetterà di accogliere fino a 6mila pazienti all’anno.