L'invito a ‘dare visibilità alla nostra indignazione’ per i mancati aiuti straordinari, lanciato dal presidente del Patriziato di Peccia, Fausto Rotanzi
“La Vallemaggia è Svizzera!”. Lo afferma e rivendica Fausto Rotanzi, nella sua qualità di presidente del Patriziato di Peccia, dopo che il Consiglio federale ha negato l'erogazione di aiuti straordinari dopo l'alluvione di fine giugno. Una decisione che “non può che lasciarci increduli e amareggiati”, scrive Rotanzi, a maggior ragione se si considerano salvataggi di Stato in situazioni causate da “filibustieri strapagati che non hanno dovuto rispondere di nulla alla giustizia”.
Nel caso valmaggese, “di enti con poche risorse, l’aiuto è anche sorretto da motivi di solidarietà nazionale che non possono essere negati in quanto sono parte fondamentale del nostro Stato federale. Il contributo promesso di 7,5 milioni è un affronto alla nostra dignità di cittadini perché non ha nulla di eccezionale in rapporto alla devastazione patita e che ora dobbiamo sistemare con un grande impegno, molto del quale poggia su un volontariato tanto generoso quanto bistrattato da questa infelice decisione”, rileva Rotanzi. Secondo il quale “si sta approfittando oltre misura del nostro attaccamento al nostro territorio e questa è una totale mancanza di rispetto e di riconoscenza. La nostra sarà anche una regione periferica ma è una regione che, grazie ai suoi abitanti – che risultano in gran parte di passaporto svizzero, residenti su territorio svizzero – è viva, presente, partecipe, luogo di storia e di cultura, area pregiata di svago per chi abita nei centri urbani e cerca ristoro o ricreazione”.
Rotanzi sottolinea inoltre come “anche dal lato economico la Vallemaggia ha dato e dà tanto. Oltre al settore agricolo, con i suoi prodotti di pregiata gastronomia a chilometro zero, vi è la storica attività delle cave e il nostro granito e il nostro marmo, pietre di qualità, abbelliscono varie città della Svizzera e d’Europa e fanno sfoggio in non so quanti siti d’arte. Vi è pure un importante settore forestale”.
Pur con tutto ciò, “ora Berna non ha altro da dirci che non abbiamo bisogno di aiuti straordinari, dopo che la presidente Viola Amherd è stata tra i primi a constatare l’entità e la vastità del disastro. Ma la distanza tra Berna e la Vallemaggia è sempre stata una costante, relegati dalla storia o forse dalla geografia a essere figli ‘minori’ che non vanno considerati più di tanto. La Vallemaggia non ha mai beneficiato d’impieghi federali e quei pochi sono spariti: dapprima le guardie di confine e recentemente i buralisti postali”.
Poi il presidente del Patriziato di Peccia ricorda il tema dei rustici – nell'ambito del quale “Berna non ha mai voluto considerare la nostra specificità e questo ha causato enormi difficoltà che si potevano ragionevolmente evitare” –, quello delle residenze secondarie (dove “ci siamo visti imporre normative che forse sono pertinenti in poche realtà d’altri Cantoni ma che da noi non hanno ragione d’essere”), la questione dezonamenti e la “protezione attiva del lupo, che fa strage non solo di pecore ma anche di piccole aziende agricole, sulle quali poggia il nostro settore primario. Tutte leggi per noi eccessivamente sfavorevoli e onerose, che fanno a pugni con il nostro Stato federale che dovrebbe privilegiare le autonomie locali e che invece applica assurdamente delle normative su tutto il territorio nazionale, quasi ci fosse qualcosa in comune tra le Valli del Ticino e le rive del Lemano o il contesto fortemente urbanizzato di Zurigo”.
Insomma, conclude, “ora è tempo di reagire, dando visibilità alla nostra indignazione”. L'invito è inviare il messaggio “Vallemaggia è Svizzera!” al Consiglio federale: info@bk.admin.ch, con copia a vm-ist-ch@bluewin.ch.