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Bagni di Craveggia, a 80 anni dallo scontro lungo la frontiera

Una mostra al Museo di Loco ricorda la sanguinosa battaglia del 18 ottobre 1944 tra nazifascisti e partigiani che, braccati, cercarono rifugio in Svizzera

(Museo Onsernonese)
12 settembre 2024
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La Seconda Guerra mondiale ha segnato la storia del Novecento. Anche se il nostro Paese è stato quasi interamente risparmiato dal conflitto, la popolazione svizzera ha vissuto questo drammatico evento da vicino. In alcuni casi, come quello delle comunità di confine, è stata testimone di combattimenti e violenze indiscriminate. È il caso degli abitanti della Valle Onsernone, coinvolti nella nota battaglia dei Bagni di Craveggia, sullo spartiacque con la Valle Vigezzo, dove le truppe nazifasciste impegnate in un rastrellamento a caccia di partigiani ormai braccati si trovarono faccia a faccia con i militari svizzeri che, dall’altra parte del fiume, in territorio di Spruga, presidiavano il confine. Dopo ore di scontri fu un vero e proprio “si salvi chi può” tra i partigiani, meno equipaggiati, che cercarono la fuga verso una salvezza che per tanti di loro non poté arrivare. Due furono i morti, 18 i feriti. Era il 18 ottobre del 1944. Proprio domenica 15 settembre, al Museo Onsernonese di Loco verrà inaugurata una nuova mostra temporanea dal titolo ‘Bagni di Craveggia - 18 ottobre 1944. La Valle Onsernone testimone dell’epilogo di 40 giorni di libertà’.

La Republica partigiana dell’Ossola

L’esposizione è presentata nell’ambito del progetto, nato alcuni anni fa, “Onsernone ieri e oggi-trasformazioni nel Novecento” volto a indagare e far conoscere gli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia della valle nel corso XX° secolo. La mostra racconta il contesto storico in cui nasce e descrive nei suoi aspetti principali la Repubblica partigiana dell’Ossola che per una quarantina di giorni permise al popolo di questa regione di affrancarsi dal giogo nazifascista e di respirare la libertà, con un tentativo di creare un assetto politico alternativo a quello fascista e un’amministrazione civile che preconizzasse l’ordinamento di una futura Italia democratica.Tentativo che eleva a un posto preminente il valore della Repubblica dell’Ossola nella storia italiana. La libertà ritrovata fu però di poca durata. Una volta riorganizzatesi, le forze tedesche e fasciste presero il sopravvento sui partigiani. La rioccupazione dell’intera regione portò in pochi giorni migliaia di persone a fuggire e cercare salvezza in Svizzera attraverso i valichi con il Vallese e il Ticino. È in questo contesto che in cima alla remota Valle Onsernone si scrive una delle pagine più gravi e marcanti della storia del nostro Paese nel corso della Seconda guerra mondiale.

Il percorso espositivo, che ha anche quale scopo quello di far conoscere il secondo conflitto mondiale alle nuove generazioni, consente di toccare con mano l’esperienza e la soggettività di una popolazione a stretto contatto con la minaccia, quotidiana, di un possibile coinvolgimento nel conflitto mondiale.

Il contributo dello storico Raphael Rues

I fatti accaduti sul confine con l’Onsernone, i cui risvolti politici e militari per il nostro Paese avrebbero potuto essere drammatici, sono ricordati per la risolutezza e il sangue freddo dimostrati dalle autorità militari svizzere, nonché per l’ospitalità, la solidarietà e il senso di umanità di cui il nostro Cantone ha saputo dare prova nei confronti di un popolo affranto dall’oppressione. A ottant’anni di distanza, il Museo Onsernonse ricorda questi tragici avvenimenti che hanno coinvolto e toccato da vicino molti ticinesi e onsernonesi. Vista l’esiguità degli spazi espositivi, domenica il Museo resterà aperto ininterrottamente dalle 9.30 alle 17 così da permettere a tutti gli interessati di visitare la mostra. Alle 11, direttamente all’interno della sede, vi sarà la presentazione dell’esposizione da parte di Mattia Dellagana, curatore della mostra, e l’intervento dello storico Raphael Rues, che da anni studia la storia della regione Insubrica. Seguirà un piccolo rinfresco e, per chi lo desidera, un "pranzo del partigiano” presso l’Osteria della Posta (prenotazione obbligatoria allo 091 797 18 95).

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