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Clinica Varini: sindacati uniti (e molto preoccupati)

Condizioni di lavoro compromesse nel nosocomio secondo Ocst e Vpod, che scrivono urbi et orbi chiedendo interventi decisi

In sintesi:
  • Partite le raccomandate per Direzione del Dss, Ispettorato del lavoro, medico cantonale e Commissione sanità del parlamento
  • All'ombra delle molteplici problematiche sollevate, anche la prevista chiusura del foyer per invalidi adulti
La Clinica Varini di Orselina
16 luglio 2024
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Non solo le preoccupazioni dei familiari dei degenti nel foyer per invalidi adulti riguardo il futuro del servizio, cui il Consiglio di Fondazione ha deciso di rinunciare annunciando al Dss la sua intenzione di non rinnovare il mandato di prestazione. Ma anche le “molteplici problematiche che stanno colpendo il personale della Clinica Varini di Orselina e di riflesso i pazienti e i loro familiari”. È una crisi a tutto tondo, quella descritta da Ocst e Vpod con i rispettivi segretario cantonale Xavier Daniel e segretario cantonale aggiunto Stefano Testa. I temi sono nelle lettere appena inviate per raccomandata al direttore del Dss Raffaele De Rosa, all’Ufficio del medico cantonale Giorgio Merlani, all’Ufficio dell’Ispettorato del lavoro e anche alla Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio ticinese; parlamento che, va ricordato, in seguito alle rivelazioni de “laRegione” in merito al futuro incerto del foyer per invalidi adulti, aveva prodotto un’interrogazione interpartitica cui il governo dovrà rispondere.

Ora, dunque, le lettere, che delineano una situazione inquadrata come molto preoccupante. In primo luogo per le condizioni di lavoro all’interno della clinica, dove da mesi, com’è noto, si susseguono i licenziamenti nell’ambito di una riorganizzazione che ha l’obiettivo di rimettere il nosocomio in carreggiata dopo l’accumulo di perdite per oltre 3 milioni di franchi. Nella missiva al ministro De Rosa i due segretari sindacali fanno diretto riferimento al nuovo direttore della Varini, Martin Hilfiker, al quale si potrebbe imputare “una gestione del personale non rispettosa della dignità delle collaboratrici e dei collaboratori”, nonché “gravi carenze di personale e un generale sentimento di preoccupazione e paura per quanto riguarda condizioni di lavoro e futuro professionale” dei dipendenti. Preoccupazioni “tali da non permettere attualmente una presa a carico corretta dei pazienti”.

La lettera a De Rosa va nello specifico del reparto cure palliative, dove “oltre a diverse partenze, licenziamenti e malattie dovute a esaurimento, il personale segnala l’impossibilità attuale di far fronte ai turni di lavoro nel rispetto delle prescrizioni del diritto del lavoro”. Poi viene fatto l’esempio – riscontrato anche in altri reparti della clinica, e in particolare proprio nel foyer per invalidi adulti – di un solo infermiere di turno assieme a uno in formazione. Non bastasse, “malgrado le rassicurazioni fornite dalla Direzione ai sindacati circa la volontà di assumere del personale infermieristico”, il capocure è stato licenziato, con immediata esenzione dal prestare servizio. Metodo, questo, già osservato in altri settori e con altri impiegati, di fatto licenziati e accompagnati alla porta.

Un fatto forse significativo viene sottolineato dai sindacati: e cioè che il capo delle cure del reparto cure palliative era anche membro della commissione interna del personale, dove “aveva più volte esortato il direttore a prendere provvedimenti atti a garantire il corretto funzionamento del suo reparto e la salvaguardia dei collaboratori”. Nella stessa lettera viene fatto riferimento alla talvolta insufficiente copertura infermieristica del foyer invalidi (un infermiere per 10 pazienti), dove “nessuno segnala lo stato di disagio, stress e paura”, per non essere licenziato. Al Dss, come ente finanziatore, i sindacati Ocst e Vpod chiedo di “volersi adoperare nei confronti della dirigenza della clinica per accertarsi della situazione e per far cessare immediatamente una situazione che non consentirebbe un corretto funzionamento della clinica”.

Le tematiche principali affrontate invece nello scritto inviato al medico cantonale sono la carenza di personale e le difficoltà a “rispettare le prescrizioni legali previste a livello di orari massimali di lavoro, riposi, godimento di vacanze, eccetera”. E i mittenti tornano anche sul licenziamento del capo delle cure palliative, a stretto giro di posta dopo le rassicurazioni fornite ai sindacati stessi circa “la volontà della clinica di garantire condizioni di lavoro e di qualità delle cure adeguate fino alla chiusura definitiva del reparto (in particolare con delle assunzioni)”. Invece, al responsabile, “malgrado gli sia stata riconosciuta grande competenza professionale, non è stato nemmeno proposto di svolgere la mansione di infermiere nell’ottica di garantire un numero adeguato di risorse umane”. Con il medico cantonale i sindacati lamentano “una situazione che non consente più al personale di lavorare nel rispetto degli standard minimi di sicurezza”.

Ultima, ma non per importanza, la raccomandata che Testa e Daniel hanno inviato all’Ispettorato del lavoro; nella lettera si parla anche di un presunto mobbing, visto che “negli ultimi mesi molteplici figure professionali sono state messe nelle condizioni di dimettersi, altre sono state licenziate e sono state accompagnate dal direttore manu militari fuori dallo stabile, senza dare loro la facoltà di congedarsi dai pazienti e dai colleghi”. Attualmente vi sarebbero inoltre “diverse malattie dovute a problematiche psicofisiche”, specialmente laddove i licenziamenti hanno toccato personale presente da molti anni; fra essi, appunto, il capo delle cure, che ha tentato di sensibilizzare la Direzione sulla gestione del personale, ottenendo, come risposta, una lettera di sola uscita dalla clinica. “Quest’ultimo avvenimento preoccupa particolarmente i sindacati, in quanto la manovra ha creato ulteriore sconforto tra il personale che oggi vive in una condizione di terrore”.

All’Ispettorato del lavoro viene chiesto di “approfondire la questione, valutando se la clinica non si trovi attualmente confrontata con l’apparizione di problematiche legate al concetto di rischi psicosociali sul posto di lavoro”.