laR+ Terre di Pedemonte

Futura piazza di volo di Cresmino, il Tram ferma tutto

Smentito il governo sui ricorsi inoltrati da alcuni privati. Contestata la variante di Pr adotta dal Comune (e Dt) per la nuova area di atterraggio

12 luglio 2024
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Futura piazza di atterraggio e di lavoro per gli elicotteri in territorio di Cresmino, i tempi si allungano. Questo perché il Tram (il Tribunale amministrativo cantonale) ha accolto due ricorsi, di altrettanti privati, contro la variante di Pr del Comune di Terre di Pedemonte relativa proprio a quest'area. La sentenza della massima istanza cantonale, di conseguenza, tarpa al momento le ali ai promotori (i Comuni di Centovalli e di Terre di Pedemonte) che dovranno, giocoforza, rivedere la procedura se vorranno portare a compimento il progetto.
L'idea di trasferire l'attuale piazza di atterraggio posta lungo la strada che sale verso l'Onsernone, lo ricordiamo, è dettata essenzialmente da ragioni di disturbo fonico. Il continuo via vai di velivoli (circa 650 sorvoli annui) per operazioni di trasporto materiale e passeggeri, infatti, genera infatti baccano soprattutto per i residenti della frazione di Golino, di Intragna e della parte ovest dell'abitato di Cavigliano. Le reiterate lamentele degli abitanti hanno dunque convinto i due Municipi a studiare, coinvolgendo nel discorso anche Onsernone, una soluzione alternativa. Va comunque precisato che in questi tre Comuni sono attive già quattro aree di decollo e atterraggio che consentono di servire i monti e le frazioni inaccessibili via strada. Oltre a quella di Cresmino, troviamo le piazze operative di Calezzo, Auressio e Corcapolo. L'idea di spostare più a monte la piccola piazza di atterraggio di Cresmino ha subito generato il malcontento dell'utenza, oltre che dei confinanti. Inevitabile una prima levata di scudi, con ricorsi a raffica (una ventina) contro la modifica di poco conto del Piano regolatore inoltrata al Dipartimento del territorio. Non è invece stata oggetto di opposizioni, in un primo momento, la domanda di dissodamento per circa 350 metri quadrati di fondo boschivo al momento della pubblicazione all'albo.
Dopo sopralluogo e verifiche del caso, il Consiglio di Stato ha respinto la prima ondata di ricorsi dei privati. C'è però stato chi, a quel punto, deciso a non mollare la presa, si è rivolto al Tram, chiedendo l'annullamento della decisione governativa. Le argomentazioni addotte (come la contestata procedura semplificata seguita per adattare il Pr e il disturbo fonico arrecato ai proprietari di rustici e agricoltori dell'area) hanno convinto i giudici ad accogliere le rivendicazioni dei ricorrenti e ad annullare la decisione del governo. A questo punto, restano per l'autorità comunale due vie da percorrere: ripartire con l'iter pianificatorio o ricorrere al Tribunale federale.

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