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‘Un dovere immortalare quanto successo in Bavona e Lavizzara’

Un video, realizzato da Fabio Balassi, racconta il prima e il dopo della Vallemaggia colpita dal maltempo e dà speranza: il ponte del Chiall si è salvato

Il ponte del Chiall, prima e dopo
(Screenshot video, Fabio Balassi)
13 luglio 2024
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Un prato verde e folto, cornice di un villaggio venuto su fra le pietre. Gli occhi curiosi e bonari di un asino che scruta la videocamera. Un ponte, quello del Chiall, sospeso fra passato e presente, che si dissolve tra un fotogramma e l'altro: a farlo sparire, lasciando solo l'arcata inferiore (e la roccia su cui poggia), il fiume Bavona in piena. E poi ancora altre immagini dove lo stesso paesaggio immortalato prima viene mostrato sfigurato, letteralmente fatto a pezzi dalla furia impetuosa del maltempo.

Sono i primi secondi del video realizzato da Fabio Balassi, fotografo e videomaker originario delle Centovalli, in cui viene documentato quanto distrutto durante il nubifragio che, fra il 29 e il 30 giugno, ha colpito duramente la Vallemaggia, in particolar modo la Valle Bavona e la Lavizzara. Proprio queste due vallate laterali sono le protagoniste del filmato che, oltre a mostrare i danni prodotti dalla natura, restituisce un'immagine di com'erano prima.

Il video è un colpo al cuore di chi conosce e vive in queste zone, e un'utile testimonianza per chi, da fuori, vede tali realtà come distanti e poco conosciute. Ma anche un atto dovuto, come spiega lo stesso autore del video ricondiviso da molti e molte valmaggesi (e non solo): «Ho deciso di farlo perché è il mio lavoro, ma anche la mia passione. Mi sentivo in dovere di immortalare questo avvenimento catastrofico e di portata storica. È importante, secondo me, fornire una testimonianza, anche attraverso foto e video, da poi condividere con più persone possibili. Persone che, chiaramente, vivendo altrove non hanno potuto assistere e vedere con i propri occhi ciò che frane e fiumi in piena hanno prodotto per rendersi conto della gravità di quanto successo», spiega Balassi a ‘laRegione’.

Il giovane centovallino, oltre a cimentarsi con la videocamera, è anche un soccorritore che ha prestato servizio durante la fase più critica dell'emergenza nell'Alta Vallemaggia. Con il suo gruppo di lavoro si è recato, nella giornata di lunedì (1° luglio) in Lavizzara, più precisamente a Peccia. «Quando siamo arrivati non c'era corrente elettrica, non c'era acqua e non c'era campo, quindi anche comunicare era difficile. – Racconta l'intervistato ripensando a quei momenti – A colpirmi allora fu proprio questo: la gente del posto si avvicinava a noi chiedendoci come fare a mettersi in contatto coi propri cari, per sincerarsi che stessero bene o per riferire, magari ai conoscenti domiciliati nel fondovalle o in città, che stavano bene».

Il ponte del Chiall sta ‘bene’

Nel video si rivedono molte immagini che in queste settimane sono purtroppo divenute familiari: la frana di Fontana che ha inghiottito intere case; il campo Draione di Peccia - e il furgone dei Make Plain - dove si svolgeva il torneo di calcio, in bilico su un terreno franato; la pista di ghiaccio di Prato Sornico, spazzata dal fiume e riempita di fango e detriti; il ponte di Visletto spezzato in due. Ma le immagini mostrano anche un altro simbolo locale, la cui "dipartita" era stata annunciata già dalle prime battute: ovvero il ponte del Chiall.

Situato proprio al di sotto della Terra di Fontana, il ponte si trovava a pochi passi da un altro punto nevralgico per il Comune di Cevio: la sorgente dell'acquedotto comunale. Se la condotta dell'acqua ha riportato seri danni, il ponte - contrariamente a quanto creduto in un primo momento - è rimasto al proprio posto, nonostante i danni subiti. E lo si vede bene dal filmato realizzato da Balassi. L'arcata in stile romanico ha resistito alla violenza della natura. A essere spazzato via "solo" il passaggio pedonale, così come successe nel 1978.

Si tratta solo di un colpo di fortuna oppure è merito dell'ingegnere che in un lontano passato lo progettò? A questo non sappiamo rispondere. Quello che è certo però è che veder emergere il corpo del ponte, fra le acque tornate cristalline e le rocce gigantesche cadute dalla montagna, dona a chi lo osserva un senso di forza e serenità. È una sensazione che lo fa diventare un simbolo di resistenza e di speranza per il futuro della Vallemaggia.