Malgrado sia trascorsa una settimana dal nubifragio, né militari né Protezione civile sono stati inviati in aiuto. Gli abitanti si sentono dimenticati
«È trascorsa una settimana dalla tragica notte e ancora, qui, non si è vista una pala! Ci arrangiamo alla bell’e meglio con le nostre forze. Ma dov’è l’esercito? Dove sono i mezzi di soccorso? C’è gente che ha perso la casa, la stalla, i propri beni e nessuno che si fa vivo? Abbiamo solo visto due elicotteri sorvolare la zona e poco altro».
Il grido di disperazione arriva dal Piano di Peccia, tra le zone più flagellate dal maltempo dove la piccola comunità è ancora sottosopra e dove c’è chi punta il dito contro le istituzioni, (quasi) totalmente assenti. La furia delle acque sabato notte non ha risparmiato che poche case nel fondovalle. Gli abitanti hanno visto il fango scuro e i detriti spingere sulle case, l’acqua entrare dagli infissi, portarsi via mobili e tutto quanto. Poi è andata via la luce, le comunicazioni si sono interrotte (e la copertura telefonica funziona a singhiozzo). Spaventati e al buio hanno atteso l’alba per constatare la portata di questa devastante piena. Nessuno poteva immaginare una situazione del genere.
Ma nemmeno che, a distanza di giorni, i soccorritori non fossero già presenti sul posto a dare una mano. La sola strada d’accesso a Peccia l’hanno liberata, con i propri mezzi da cantiere, i titolari delle ditte e i volontari dei vicini villaggi, anch’essi chiamati a fare i conti con la piena. L’isolamento iniziale è stato fortunatamente interrotto, ci si è da subito organizzati in modo autonomo e contando sull’aiuto dei vicini. Con pale e scope, senza paura di immergersi nelle pozze e tra i detriti che ancora bloccano gli accessi a cortili, giardini, fin dentro i garage e le cantine. Si porta fuori ciò che può essere recuperato come pure ciò che va gettato. C’è da far ripartire un paese intero, e a farlo sono loro, gli abitanti che si sentono lasciati soli.
Nella disgrazia, la fortuna di poter contare, per i primi interventi, sulle ditte e gli artigiani del posto. Da domenica, con la cessazione delle piogge torrenziali, in Alta Lavizzara le giornate sono scandite dai rumori dei mezzi da cantiere che percorrono l’alta valle per liberare strade, sgomberare piazzali e ripulire, nel limite del possibile, le aree pubbliche da tonnellate di detriti riversati da fiume e torrenti. Come ci ha spiegato il titolare di una delle ditte all’opera, «ci siamo subito rimboccati le maniche e, senza ovviamente attendere ordini dall’alto, abbiamo recuperato i nostri veicoli (macchine del settore edilizio come escavatori, camion, pale, carrelli elevatori) che non hanno subito danni e ci siamo messi all’opera. Coinvolgendo, oltre che i nostri operai, i pompieri, i parenti, gli amici, i volontari e la squadra del Comune e abbiamo iniziato a liberare le strade d’accesso. Ora ci concentriamo sulle strade di servizio negli abitati, in attesa dell’arrivo della Protezione civile. Ammetto che non siamo ancora perfettamente coordinati, però ci stiamo impegnando a fondo per un celere ritorno alla normalità almeno per quanto riguarda la viabilità. Possiamo contare su una squadra di una quarantina di persone, ben affiatata e motivata». Segnaliamo che il Comune di Lavizzara è disponibile a reclutare volontari disposti a dar man forte e che eventuali interessati possono scrivere a info@lavizzara.ch.