La notte d'angoscia a Roseto di Fiorenzo Dadò: ‘Per guardare verso la ricostruzione serve solidarietà cantonale e federale’
Apprensione, angoscia, tristezza. Ma anche uno sforzo di determinazione guardando al futuro. Fiorenzo Dadò, deputato parlamentare e presidente cantonale del Centro, è prima di tutto uomo di valle. Sabato notte era a Roseto, nella sua Valle Bavona: «Verso le 23.30 sono andato a dormire e circa tre quarti d’ora dopo la casa ha cominciato a tremare. Per una decina di minuti era come se fosse in corso un terremoto. Non ho mai vissuto una cosa del genere. Intanto, fuori imperversava un fortissimo temporale, con i fulmini che illuminavano la zona a giorno. Il fiume, a valle, era già diventato un lago». Quando è arrivata la tregua, prosegue, «sono sceso in fondo al paese per vedere com’era la situazione nelle case, che si ritrovavano in mezzo all’acqua. Ho aiutato due persone in difficoltà in zona fiume, ospitandole a casa mia. Lì abbiamo chiamato i soccorsi, dicendo di bloccare la valle». La notizia che nella frazione di Fontana era successo qualcosa di ancora più grave è arrivata verso la 1.30, ricorda Dadò, «poi tutte le linee sono saltate e siamo rimasti isolati. Domenica mattina siamo scesi in perlustrazione e in mezzo al fiume ingrossato abbiamo trovato delle auto con targhe straniere, senza nessuno a bordo».
La priorità, sottolinea il politico valmaggese, «è esprimere le mie condoglianze e il mio rincrescimento alle persone che hanno subito un lutto, e la mia vicinanza a chi ha la casa e altri beni gravemente danneggiati. Fra noi gente della Bavona c’è grande tristezza e apprensione perché è chiaro che la valle non sarà mai più come prima. Nello spazio di due ore e mezza è stata devastata da un evento che ha cancellato secoli di storia. A Roseto e in altre località vi sono stati degli scoscendimenti, ma la frana di Fontana è qualcosa di inimmaginabile».
Ora, aggiunge, «è il momento dell’angoscia, ma anche del ringraziamento a chi si sta prodigando nei soccorsi, fra autorità locali ed enti di pronto intervento. Ed è necessario iniziare a guardare avanti, per ricollegare la Vallemaggia, la Bavona e la Lavizzara e tornare ad una parvenza di normalità. In seguito bisognerà pensare alla ricostruzione, per la quale serviranno milioni e milioni di franchi. Le autorità dovranno ovviamente fare tutto il possibile, ma dobbiamo anche tenere conto che la Vallemaggia dà molto al resto del cantone in termini finanziari, tramite i suoi impianti idroelettrici. Il minimo è attendersi una grande solidarietà a livello ticinese e anche nazionale».