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L’unico orizzonte possibile: il pedofilo dovrà farsi curare

Alle Criminali di Locarno la sentenza nei confronti del 30enne del Locarnese reo confesso di ripetuti atti sessuali con fanciulli e pornografia

In sintesi:
  • La giudice Verda Chiocchetti: ‘La rete era la sua via di fuga, il suo mondo parallelo’
  • L'uomo non potrà svolgere vita natural durante attività a contatto con minorenni
La giudice Francesca Verda Chiocchetti
(Ti-Press)
27 maggio 2024
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Dovrà sottoporsi a un trattamento stazionario, il 30enne del Locarnese dichiaratamente pedofilo, a processo da giovedì a Lugano per atti sessuali con fanciulli e pornografia. Il giovane, sostanzialmente nel limbo da 5 anni fra recidive, ricadute e tentativi di cura in ambito ambulatoriale, aveva molestato in rete, sui social, decine di ragazze adolescenti e anche più giovani, non limitandosi però a questo: in un’occasione aveva agito di persona con una di esse durante uno stage (imponendole baci e toccamenti), e in un’altra aveva fissato un appuntamento che soltanto per un caso fortuito non aveva poi avuto luogo.

Tre anni e 3 mesi da scontare

La sentenza delle Corte di Assise criminali di Locarno è stata letta ieri pomeriggio dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, che formalmente ha pronunciato una condanna ad una pena di 3 anni e 3 mesi, da scontare (tolto il carcere preventivo e quello di sicurezza già sofferti), ma solo dopo che l’uomo si sarà fatto curare in una struttura chiusa. Sarà compito delle autorità preposte stabilire dove.

Anticipando i contenuti del dispositivo con alcune considerazioni di merito, la presidente della Corte ha rilevato innanzitutto l’ammissione di colpa da parte dell’imputato riguardo a tutti i fatti contenuti nell’atto d’accusa; fatti, ha aggiunto, «che per altro erano acclarati». Particolare impressione aveva suscitato, durante il dibattimento, il racconto dell’accusa su quanto commesso dall’uomo nei confronti della minore che gli era stata affidata come stagista sul posto di lavoro. «Ha abusato della sua figura di superiore, pensando solo a se stesso e non alle conseguenze che quelle azioni avrebbero avuto – potenzialmente per sempre – sulla ragazza. E non si capisce come possa aver pensato che quanto commesso era finalizzato a “far stare meglio” la giovane».

‘Fiducia tradita più volte’

Giudicando «indispensabile» il trattamento stazionario imposto, sempre a proposito di fiducia la giudice ha sottolineato come l’accusato aveva tradito anche quella della procuratrice pubblica, alla quale in passato aveva fatto credere di essere disposto a fare di tutto per uscire dal baratro delle incontrollabili pulsioni sessuali nei confronti delle minorenni. L’unico modo per riuscirci, come saggiamente stabilito dalla giudice, sarà farsi ricoverare in una struttura chiusa, presumibilmente situata oltre Gottardo. Fino al momento in cui verrà stabilito dove e a quali condizioni, il 30enne dovrà rimanere in carcere, dove tornerà anche dopo il trattamento, per terminare di scontare i 3 anni e 3 mesi inflitti dalla Corte.

Quel suo ‘mondo parallelo’

Importante anche segnalare la misura specifica ordinata dalla giudice riguardo eventuali attività future a contatto con minorenni: l’imputato non potrà averne vita natural durante. Verda Chiocchetti ha poi anche parlato di «dolore vero» inflitto alle minorenni adescate in rete; quella vita virtuale era «un mondo parallelo», in cui l’uomo «si sentiva più forte» e aveva «trovato la sua via di fuga» da una realtà pesantemente segnata da un’infanzia difficile, caratterizzata dalla mancanza di una figura paterna e da atti di bullismo subiti senza saper o poter reagire.

L’accusa aveva chiesto 5 anni

L’accusa era sostenuta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, mentre ai banchi della difesa sedeva l’avvocato d’ufficio Alain Susin. La prima, giovedì scorso in requisitoria, aveva chiesto una pena di 5 anni, non opponendosi alla sospensione della stessa per consentire, appunto, una presa a carico dell’imputato in un luogo apposito; Susin, con lo stesso obiettivo finale, si era battuto per una riduzione della pena.

Due delle giovanissime vittime erano patrocinate dall’avvocato Sandra Xavier; la sua sostituta avvocatessa Camilla Cimiotti aveva formulato giovedì due richieste di risarcimento per torto morale, nella sostanza accolte dalla Corte: in particolare, la giudice ha stabilito il versamento a una delle vittime di 840 franchi per risarcimento danni e di tremila franchi per torto morale; all’altra, pure per torto morale, sono stati concessi 500 franchi.