A 26 anni dall'acquisto, Franco e Regina Marcollo possono finalmente dare avvio al restauro dello storico e ormai fatiscente edificio in Largo Zorzi
Ventisei anni per Franco e Regina Marcollo, i proprietari, e addirittura qualcuno di più per Michele Bardelli, il progettista: tanto è stato necessario attendere per concretizzare il restauro di Casa Varenna, uno degli stabili più significativi di Locarno, la cui storia si incrocia con le vicende umane di un ex sindaco, Bartolomeo Varenna (1818-1886) e generazioni di locarnesi.
Basterebbe questo, per inquadrare dentro una cornice pregiata l’operazione di “salvataggio” dell’edificio iniziata negli scorsi giorni. Basterebbe. Non fosse che dentro la stessa cornice si inseriscono diverse altre storie parallele: una è quella di un giovane e allora sconosciuto architetto di Locarno – Michele Bardelli appunto – cui Casa Varenna era stata “affidata” dal Municipio alla fine degli anni 80 per trovare un’intesa fra il Comune e la famiglia Olgiati – allora co-proprietaria – in funzione di un progetto di ristrutturazione comprendente lo stabile contiguo sul retro e il secondo piano di casa. «Poi il Municipio cambiò, tutte le prospettive di intervento vennero sospese e la Città mise in vendita la sua parte di proprietà», ricorda oggi Michele Bardelli. Restò, però, la fascinazione per questo emblema locarnese, aperto sull’ampia e iconica terrazza che affaccia su Largo Zorzi, cui l’architetto aveva nel frattempo dedicato una vera e propria ricerca storica, documentata da un istoriato fotografico visionabile sotto i portici di Casa Varenna.
Una seconda storia parallela si dipana partendo dall’ubicazione dello stabile, situato a occidente del grande comparto interessato dal mega-investimento di Artisa per il “post-Globus”; l’investimento riguarderà infatti non solo l’ex grande magazzino (che al piano terra rimarrà superficie di vendita e sopra avrà appartamenti) ma anche la zona che, appunto a ovest, si estende fino a Casa Varenna, passando per Casa ex-Volentik (sede della boutique Farfalla), pure di proprietà di Franco e Regina Marcollo. Ad Artisa appartengono invece la terrazza situata fra Casa Varenna e Casa ex-Volentik – che a Pr è in zona di ristrutturazione, contrariamente ai due stabili citati, situati in zona di risanamento conservativo –, nonché tutta la parte retrostante, dove sorgerà un albergo con una ventina di camere e un nuovo blocco abitativo, e che diventerà a usufrutto pubblico con il passaggio pedonale che da Largo Zorzi condurrà al Museo cantonale di storia naturale al Santa Caterina, attraverso degli spazi di giardini.
Per una fortunata coincidenza, autrice dei due progetti – Casa Varenna ed ex-Globus – è proprio la Bardelli architetti associati Sagl di Locarno, che affronta dunque il doppio cimento (il cantiere ex-Globus, per il quale lo studio funge unicamente da consulente architettonico, partirà a settembre) con un coinvolgimento personale che va oltre quello professionale. Lo si capisce dal tenore della relazione tecnica riguardante il restauro di Casa Varenna; relazione in cui fra l’altro viene ricordato che i Marcollo acquistarono metà di Casa Varenna all’asta nel 1998, mentre l’altra metà apparteneva alla famiglia Olgiati, che nel decennio successivo la vendette ai fondi di investimento Swisscanto Invest della Banca cantonale di Zurigo, la quale Swisscanto comprò anche il Palazzo Globus e poi rivendette tutte le sue proprietà all’Artisa Group. Nell’ambito di quell’operazione la parte di Casa Varenna che fu degli Olgiati venne ceduta ai Marcollo.
A proposito dell’edificio e della sua storia ultracentenaria, come accennato, la domanda di costruzione per il restauro è arricchita dall’interessante e approfondito “trattato” di Michele Bardelli, che parla delle diverse trasformazioni avvenute nel tempo, ma anche di momenti epocali come l’esondazione del 1868, una cui traccia permane su una facciata dello stabile, a indicare il ragguardevole livello dell’acqua raggiunto in quella eccezionale circostanza. Proprio a proposito delle trasformazioni, la relazione indica che esse richiedono delle scelte di progetto “che, individuando i valori più significativi dello stabile settecentesco, possano mettere in risalto le qualità spaziali e tipologiche originarie non eccessivamente compromesse, garantendo però un riuso in grado di offrire gli attuali standard costruttivi e di comfort richiesti da uno stabile di tale valore”. Oltre a essere ripensate coerentemente le coperture, la corte interna tornerà ad assumere il suo ruolo originario di spazio distributivo. Ovviamente, verranno restaurate le facciate riproponendo, per quanto ancora possibile, l’impianto decorativo settecentesco. Internamente, nell’appartamento al primo piano, avverrà il restauro dei medaglioni settecenteschi affrescati dalla scuola degli Orelli.
«Quando era stata venduta all’asta avevo acquistato Casa Varenna senza vederla. Da quel momento sono trascorsi 26 anni e finalmente oggi, con l’avvio del cantiere, il sogno mio e di mia moglie si avvera: siamo felicissimi per quest’opera di restauro curata da Michele Bardelli, che porterà qualcosa di bello alla nostra città», ha dichiarato Franco Marcollo a “laRegione”.