laR+ Bosco Gurin

Senza la neve occorrono idee per un nuovo turismo: la svolta

Proposte alternative per le quattro stagioni sfruttando gli impianti esistenti: zip line, piste mountain bike e centro wellness. Così si para il colpo

2 febbraio 2024
|

Li chiamano i giorni della Merla; dovrebbero essere i più freddi dell’anno. A dispetto del periodo, basta guardarsi attorno per capire che sulle vette la neve scarseggia e che le temperature sono miti. Per gli operatori degli impianti da sci del Sud delle Alpi, bisogna pensare a strategie di adattamento a inverni sempre più caldi e innevamenti scarsi: ripensare cioè l’economia delle località sciistiche valutando il cambio climatico. Leggere i segni del cambiamento in atto.

Giovanni Frapolli, gestore e proprietario degli impianti della stazione turistica di Bosco Gurin, anche quest’anno è confrontato con la scarsità di neve e con la difficoltà, per i suoi collaboratori, di mantenere in buono stato le piste proprio per lo scarso strato della coltre bianca. Niente neve significa niente sciatori e turisti. C’è voglia di andare in montagna e stare all’aria aperta per fare attività outdoor, ma questo non basta.

«Purtroppo con temperature attorno ai 10°C a 2000 metri, la poca neve si sta sciogliendo rapidamente. Quindi il prossimo weekend l’apertura della stazione sarà parziale (seggiovia, piattello e tappeto mobile). Dovremo dunque tenere chiuse la piste in settimana in attesa, sembra, di una buona nevicata nei giorni precedenti le vacanze di Carnevale. A quel punto potremo aprire tutti gli impianti. Purtroppo rispetto al passato, la nostra stazione non ha beneficiato della neve portata da Nord. Bolle di aria calda hanno tenuto lontano la materia prima. In passato, non di rado, ci arrivavano copiose spolverate sul pendio, mentre altrove, come a Cevio, splendeva il sole. Nel fine settimana, intanto, viste le insistenti richieste, sarà rimessa in funzione la slittovia».

Come arginare le perdite? «Iniziamo col dire che l’affluenza sulle piste è praticamente dimezzata rispetto a una stagione normale. Quanto ai rimedi, non c’è alternativa: servono nuove infrastrutture ludiche e turistiche che ci permettano, nel giro di qualche anno, di arricchire e diversificare l’offerta invernale della nostra montagna. C’è bisogno soprattutto di progettualità. Dopo tre inverni nei quali tutti hanno potuto toccare con mano la scarsità delle nevicate e le temperature elevate che impediscono l’utilizzo dei cannoni per l’innevamento programmato, è giunto il momento di dare un segnale di svolta. Stiamo discutendo il futuro di Bosco Gurin con i Comuni della Vallemaggia e del Locarnese per riportare tutti gli attori al tavolo delle discussioni, non solamente gli investitori privati come il sottoscritto. Da questa sinergia deve nascere un miglior coordinamento e una messa in rete del potenziale turistico di Bosco e di tutto il Locarnese».

I cannoni? Solo ad alta quota

Quali sono le risposte possibili? «I cannoni per la neve artificiale rappresentano sicuramente una soluzione, ma bisognerà portarli a quote superiori, dai 1900 metri in su. Sotto non hanno più funzione. A Bosco abbiamo la fortuna di avere tutti gli impianti sopra quella fascia (a eccezione della seggiovia di partenza, ovvio) e questo capitale che abbiamo costruito con gli anni non deve morire. Con la costruzione del laghetto artificiale sulla falsariga di quanto realizzato a Cardada, studiato con tutti i crismi del caso dagli specialisti ambientali, idoneo anche in caso di lotta agli incendi, creiamo i presupposti per il funzionamento dei cannoni e offriamo una sorta di attrattiva nei mesi caldi. Allo stato attuale la combinazione tra carenza di acqua /temperature e il vertiginoso aumento dei costi dell’energia rende sparare la neve un lusso».

Una fruizione multifunzionale

Altro passo importante, in tema di progettualità, è quello che interessa, da vicino, gli appassionati delle mountain bike: «Con l’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli e l’Ente regionale di sviluppo (coinvolgendo il Comune di Bosco e il locale Patriziato) si sta progettando di ampliare l’offerta delle due ruote (oltre ai Monster roller), disegnando dei tracciati per i patiti della disciplina che siano rispettosi dei pascoli e del paesaggio alpino. C’è poi la zip line, per la quale abbiamo già disegnato il tracciato: abbiamo ottenuto la licenza edilizia e inizieremo i lavori sul terreno entro l’inizio dell’estate. Si tratta di un progetto pensato anche per le famiglie, che regalerà dei voli adrenalinici grazie alle discese lungo un cavo di 1,6 km, in un contesto panoramico mozzafiato. Bisogna essere aperti alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo locale, che si affranchino alle infrastrutture esistenti inizialmente pensate per lo sci: in assenza della neve si investe sull’escursionismo con le racchette d’inverno e le biciclette d’estate, o sulle strutture per il wellness.

Non da ultimo, vi è ancora il discorso, sempre aperto, del parco solare, che rilancio con i correttivi richiesti dal Cantone. Si tratta di un passo indispensabile per rendere autonoma dal profilo energetico la stazione di Bosco Gurin, bloccando i costi ingentissimi che incidono sui bilanci».

Si parla di promozione e marketing e l’attenzione, in queste settimane, si è focalizzata sulla carta Ticinopass: «Siamo parte di questa iniziativa, con le altre stazioni invernali ticinesi. Al momento nel discorso non rientrano ancora le destinazioni estive (penso a Cardada, al San Salvatore, al Lema, al Tamaro, ecc.) ma è chiaro che è solo questione di tempo. Questo abbonamento unico, modulabile, supportato dalla moderna tecnologia, che ha ottenuto il pieno supporto dal Cantone porterà beneficio a tutti. Mettendo in rete più località e valli, facilitando gli spostamenti e condividendo strutture e servizi si compie un passo significativo, si accrescono le sinergie tra i comprensori. Rappresenta un nuovo modo di pensare il territorio da Airolo a Chiasso».

Leggi anche: