Locarnese

‘Ad experimentum’, la messa in latino settimanale a Gordemo

La Diocesi di Lugano precisa che il ministero regolare secondo il rito romano antico assicurato dalla Fraternità San Pietro è una sorta di prova

24 gennaio 2024
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La messa in latino che si tiene in quel di Gordemo a cadenza settimanale, è “ad experimentum”, quindi un esperimento, una sorta di prova. È la precisazione che si è sentita in dovere di fare, tramite una comunicazione interna, la Diocesi di Lugano, in seguito al nostro articolo nel quale, lo scorso 16 gennaio, presentavamo appunto la novità introdotta lo scorso settembre presso l’oratorio della Madonna di Fatima, dove la Fraternità San Pietro assicura ora un ministero regolare (messe tutte le domeniche e feste, sacramenti e catechesi) secondo il rito romano antico. Un passo, come ci aveva spiegato il promotore dell’unica messa tridentina nel Sopraceneri Cesare Scolari – e come tra l’altro indicato sul sito dedicato al rito antico che si tiene in quel di Gordola (messatridentina.ch) –, compiuto proprio in accordo con la Curia e nello specifico con il benestare dell'amministratore apostolico Alain de Raemy.

La notizia ha creato ‘discussione tra i presbiteri’

“Queste notizie hanno creato qualche discussione tra i presbiteri”, si legge nella nota firmata dal delegato di De Raemy, don Nicola Zanini, che parte parlando proprio del nostro articolo, precisando come “le notizie riportate dal quotidiano non corrispondono a quanto l’amministratore diocesano sta valutando al riguardo anche con i responsabili della fraternità San Pietro”. A tal proposito, si sottolinea come “il Vescovo Alain è a conoscenza della ‘Traditionis Custodes’ e sta studiando un progetto diocesano che tenga conto di quanto essa richiede. Al riguardo verranno coinvolti il Collegio dei Consultori e i vicari foranei”.

Ciò a cui si fa riferimento con ‘Traditionis Custodes’, è la lettera apostolica di Papa Francesco pubblicata sotto forma di motu proprio il 16 luglio 2021, con lo scopo di “ristabilire in tutta la Chiesa di Rito romano una sola e identica preghiera che esprima la sua unità, secondo i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II e in linea con la tradizione della Chiesa”. Un documento che in sostanza limita l’utilizzo del messale romano antecedente alla riforma del 1970, o perlomeno lo regola attraverso ampie restrizioni. In particolare, qualsiasi decisione al proposito spetta al vescovo diocesano, che deve tra le altre cose stabilire quando e dove i fedeli aderenti a questi gruppi (che celebrano la messa tridentina) possano radunarsi – non però nelle chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali, viene specificato nella lettera del Papa – e chi sia autorizzato a celebrare il rito.

“Al momento la prassi delle celebrazioni in rito antico continua, a livello diocesano, come negli anni scorsi: due celebrazioni al mese vengono celebrate a Carona, presso la chiesa di Santa Marta, una celebrazione al mese a San Carlo a Lugano, una celebrazione al mese a Gordemo”, prosegue la comunicazione della Diocesi di Lugano, nella quale si evidenzia proprio come “da gennaio (secondo nostre informazioni da settembre, ndr), ‘ad experimentum’, la Santa Messa a Gordemo è settimanale. Questo è l’unico oggetto ora in discussione”. Escluso invece che si stiano, “come indicato da qualcuno, cercando oratori in altri Vicariati ove poter celebrare in rito antico”.

‘Ancora niente di definitivo’

Da noi contattata, la Diocesi di Lugano ci conferma, per voce dell’addetto stampa Luca Montagner, che «effettivamente l’amministratore apostolico (De Raemy, ndr) si è accordato direttamente con chi celebra il rito (don Benjamin Durham, ndr), quindi la Fraternità San Pietro, per svolgere questa sorta di esperimento e valutare la possibilità di portare avanti questa santa messa a Gordemo settimanalmente. La nota interna di don Nicola voleva proprio sottolineare come si tratti appunto di un esperimento e non ancora di qualcosa di definitivo».

Quanto al “progetto diocesano” che tenga conto delle indicazioni di Papa Francesco allo studio, «il discorso è più ampio e tiene conto delle direttive arrivate da Roma, con i passi che si stanno compiendo e gli oggetti in discussione tutti allineati a questo documento vaticano che definisce i limiti di manovra all’interno di questo particolare aspetto (la messa in latino, ndr) della chiesa cattolica».