Senza sussulti il voto in Consiglio comunale. Ma la vera sfida è legata ai tagli previsti a preventivo cantonale
Sul mandato di prestazione fra la Città e l'Istituto per anziani San Carlo – rinnovato lunedì sera dal Consiglio comunale per ulteriori due anni – pende la spada di Damocle dei tagli previsti a preventivo cantonale. Lo ha sottolineato il relatore del rapporto gestionale, Pier Mellini.
Nel rapporto veniva rilevato che il Consiglio direttivo ha preferito agire con prudenza, mantenendo una richiesta di sostegno comunale in linea con il mandato di prestazione del biennio trascorso (425mila franchi) anche se l'esercizio ‘22 ha chiuso con un avanzo di 331mila franchi. Per il 2023, ha aggiunto, “non è ancora possibile determinare a quanto ammonterà l’utilizzo effettivo dell’importo del mandato, in quanto non è a tutt’oggi pervenuta la chiusura definitiva del contratto di prestazione cantonale del ’21 e del '22, per cui è necessario ricorrere a una stima di calcolo“. La prudenza è dovuta all’introduzione del nuovo modello contabile delle case per anziani, che non ha permesso al Cantone di procedere alla chiusura definitiva del suo contratto di prestazione, generando quindi incertezza. Inoltre, vi sono costi che superano gli standard di finanziamento cantonale: quelli dell’energia (+90mila franchi), quelli dell’assicurazione perdita di guadagno (+168mila franchi) e i costi per la previdenza professionale (+38mila franchi).
Giuseppe Cotti, capodicastero responsabile di Casa San Carlo, ha ricordato le due modifiche intervenute nell'ambito del rinnovo del mandato: la manutenzione ordinaria sarà assunta dall'Ente autonomo, e, a fronte di risultati positivi, metà dell'utile andrà a rimpinguare il capitale, e metà sarà ristornata alla Città.