Locarnese

‘Non riesco ad avere rapporti costruttivi, solo distruttivi’

Prosegue a Lugano il processo contro il giovane sangallese che il 21 ottobre 2021 sparò all’ex compagna ticinese a Solduno

L’intervento del 21 ottobre 2021
(Ti-Press)
28 novembre 2023
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Il secondo giorno del processo contro il giovane sangallese che il 21 ottobre 2021 sparò all’ex compagna ticinese a Solduno, si è aperto (presso la Corte delle Assise criminali a Lugano) con l’imputato, difeso dall’avvocato Luca Guidicelli, che ha chiesto di poter raccontare nuovamente in tedesco i concitati momenti della sera in cui è avvenuto il fatto di sangue, visto che il giorno prima si era espresso in italiano, rendendosi però poi conto di non essere riuscito a spiegarsi come voleva. Una nuova ricostruzione che non ha però fornito ulteriori dettagli particolarmente rilevanti.

Del 22enne si è in seguito appreso che sin da giovanissimo ha iniziato a fare dentro e fuori dalle cliniche psichiatriche (è proprio in una struttura sociosanitaria in Ticino che ha poi conosciuto la futura compagna ticinese) e che non ha mai voluto conoscere il suo padre naturale. È cresciuto con la madre, le due sorelle e il patrigno, che considera come il suo vero papà. Quest’ultimo un giorno si è suicidato ed è stato lui, assieme alla madre, a trovarlo («fatto che mi ha toccato molto, ne soffro ancora oggi»). Proprio in suo ricordo si è tatuato sul viso una lacrima (piena), «ma ho deciso che me la toglierò, perché so che può significare anche assassino».

Tentato assassinio (in subordine tentato omicidio) è però proprio la principale accusa (mossa dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri) di cui deve rispondere l’imputato. A ciò si aggiungono, tra le altre cose, coazione, sequestro di persona e rapimento, lesioni gravi, esposizione a pericolo della vita altrui e infrazione alla legge federale sulle armi. Accuse relative principalmente a quanto capitato il 21 ottobre 2021 e in generale alla relazione con la ticinese, ma non solo.

Una storia (complicata, malata) che si ripete

È emersa ad esempio una storia precedente con un’altra ragazza (di un altro cantone) che nelle modalità e soprattutto nei problemi (gelosia, ossessione del controllo, reazioni violente, minacce anche ai familiari) ricalca molto quella con la ticinese, tanto che anche quest’altra donna si è costituita accusatrice privata. «Non riuscivo ad avere un rapporto normale ma solo distruttivo e ho sempre vissuto con la paura di essere lasciato e di perdere le persone a cui tenevo, anche per questo sono sempre stato molto geloso – ha spiegato l’imputato –. Il consumo di droghe rafforzava i miei sentimenti negativi e le mie paure e mi portava a non chiedere aiuto».

Altro episodio (e altro accusatore privato): nel gennaio 2020 nel suo cantone di origine, in un litigio per una ragazza (sua ex), il sangallese ha attirato con un tranello il nuovo compagno di quest’ultima, per poi minacciarlo appoggiandogli un coltello alla gola (circostanza quest’ultima contestata dall’imputato).

Oltre a ciò, del lungo (23 pagine) atto di accusa, il giovane confederato ha contestato anche di aver, nel dicembre 2020, utilizzato un taser contro l’ex compagna ticinese, mentre ha ammesso tutti gli altri reati di cui è accusato.

‘Chiedo scusa per quello che ho fatto, me ne vergogno e sono pronto a seguire una terapia’

«So che ho dei comportamenti sbagliati e non razionali e non voglio prendere come scusa il mio vissuto – ha affermato l'imputato –. Mi dispiace molto per quello che ho fatto (alla ticinese, ndr), non posso tornare indietro e cancellare tutto, se potessi lo farei. Chiedo scusa a lei per non essere stato quello che avrebbe voluto, alla sua famiglia e al suo ragazzo per la sofferenza che ho procurato loro. Me ne vergogno e sono pronto a seguire una terapia». Il presidente della Corte Siro Quadri ha però fatto notare come in carcere ha avuto questa possibilità ma non l’ha sfruttata… «Nelle terapie di gruppo mi sono rifiutato di parlare perché ho difficoltà ad aprirmi di fronte ad altre persone. Anche in quella individuale non mi sono trovato a mio agio e non sono riuscito a lasciarmi andare. La mia speranza è di trovare un terapista di cui mi possa fidare per effettuare una terapia intensiva ed elaborare il trauma».

A questo punto Quadri ha elencato tutta una serie di considerazioni contenute in una perizia psichiatrica, che nel descrivere il giovane – al quale riconosce una lieve scemata imputabilità e rileva la necessità di intraprendere una terapia stazionaria di una durata prevedibile superiore a quattro anni – parla di instabilità affettiva, immagine di sé disturbata in maniera instabile, rabbia immotivata, bassa tolleranza alla frustrazione, disinteresse per i sentimenti degli altri, assenza di empatia, incapacità di provare sentimenti di colpa, tendenza all’irresponsabilità e molto altro. E ha fatto notare che anche dopo aver letto questa descrizione di sé, il sangallese non ha richiesto nessuna forma di sostegno.

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