Pochi e aleatori i progetti di investimento alberghiero. Il problema, per la proprietà, è la pianificazione. Ma intanto il complesso spopola sul web
Immagini distorte e colonne sonore da brividi, antri oscuri e corridoi che finiscono nel nulla. E poi i disordinati graffiti, materassi abbandonati e rifiuti di ogni genere, con la vegetazione che ha inghiottito gran parte dei 20mila metri quadrati del comparto. Oltre, naturalmente, alle testimonianze di chi avrebbe sentito urla e pianti notturni, e giura di aver visto fantasmi scomparire fra risate sataniche e altre amenità.
Si è ridotto a una (per altro florida) vita sul web, l’ex sanatorio di Medoscio. Da struttura sanitaria realizzata negli anni Trenta del ’900 dal vescovo Aurelio Bacciarini per curare bambini affetti da tubercolosi, e passando dal periodo in cui è stato convalescenziario, il complesso langue dalla metà degli anni 90 nella terra di mezzo fra passato e futuro.
Il presente è in gran parte virtuale, costruito sul fascino naturale che emanano i luoghi abbandonati, specie se imponenti e discosti; siti “specializzati” come paesifantasma.it, ad esempio, lo descrivono soppesando le parole e prendendosi anche qualche licenza poetica: “Il luogo è diviso in due stabili, pare sia presente un cimitero che si dice sia sommerso dalla vegetazione. La struttura ha anche una fama poco raccomandabile, difatti sono molte le persone che narrano di luci e urla. I disegni e le scritte sono quasi tutte inneggianti a Satana, ma non sono poche le persone che, magari per suggestione, sono convinte di aver visto ombre e sentito voci raggelanti. C’è chi giura che ombre di bambini si vedono nelle stanze del sanatorio e che urla strazianti, unite a pianti a dirotto, possono essere ascoltate in alcune notti”.
Racconti distribuiti come caramelle a schiere di internauti che dopo averle inghiottite e digerite sentono il bisogno di andare in cerca del barattolo: non sono rare le visite di ragazzi, anche molto giovani, provenienti da Ticino, Svizzera interna e Italia, che utilizzano gli spazi per ritrovarsi a festeggiare lontano dal mondo, improvvisare suggestive sedute spiritiche o, appunto, per alimentare su YouTube il “mito” del luogo infestato dalle anime di chi lo aveva frequentato.
«Effettuiamo pattuglie di prevenzione anche in quella zona – si limita a confermare Simone Terribilini, comandante della Polcomunale di Locarno, con cui Cugnasco-Gerra è convenzionato in materia di sicurezza –. È difficile dire quante e con quale frequenza. Ci sono stati in passato episodi di raduni o di incontri tra giovani, ma al momento non vi sono segnalazioni del genere. Sarà un paio d’anni che non dobbiamo effettuare interventi particolari all’ex sanatorio».
Ciò non vuol dire che qualche infiltrazione ogni tanto non avvenga. Del resto, raggiungere il luogo è, appunto, un gioco da ragazzi: salendo da Cugnasco-Gerra, alla fermata del postale si svolta prima a destra e, 20 metri dopo, a sinistra, dove a valle, interamente ricoperta dal fogliame, la stradina di accesso si interrompe di fronte alla vecchia cancellata sorvegliata all’apice da una specie di inquietante spaventapasseri. L’accesso è chiuso ma comodamente aggirabile grazie a un varco ricavato immediatamente a sinistra.
Dentro, lo scenario da “bosco delle favole” è effettivamente suggestivo: subito a sud, l’ampia terrazza che guarda sul Piano di Magadino, con spazi aperti costellati da materiale di scarto (fra cui una tenda che ha visto tempi migliori, e tuttavia forse ospitato recenti campeggiatori). I muri, perimetrali e interni, sono imbrattati da scritte (non per forza sataniche). A nord svetta l’imponente complesso, la cui sola vista può essere effettivamente materia per ottimi racconti horror al lume di una torcia.
A debita distanza da siffatto contesto, ma soprattutto nella vita reale, la proprietà di tutto il lotto è rappresentata in Ticino dalla Sassariente Sa, con sede a Locarno, che vede il cittadino giapponese (e nella terra del sol levante residente) Ali Moazeni in qualità di presidente. Michele Moretti, della Sartori e Associati, è membro con diritto di firma. «In effetti qualche visita indesiderata ogni tanto si verifica – dice Moretti, partendo dalle seccature –. Abbiamo provato a bloccare i diversi accessi, ma chi vuole entrare sul fondo in qualche modo alla fine ci riesce…». Un’occupazione decisamente più gradita è quella, saltuaria, delle Forze speciali dell’Esercito e della Polcantonale che «evidentemente – aggiunge – ritengono l’ex sanatorio particolarmente adeguato per le loro esercitazioni».
Acquistato negli anni 90 all’asta per 2,5 milioni di franchi, il complesso «è da tempo in vendita. Di persone o gruppi interessati all’acquisto saltuariamente ne arrivano, ma inevitabilmente si defilano quando si mettono a tavolino e fanno due conti sulle cifre da investire».
Il più “convinto”, ricorda Moretti, «era un imprenditore egiziano che a un certo punto intendeva acquistare e con il quale a suo tempo era anche stato istituito un diritto di compera, più volte prolungato. Parlava di abbattere per poi costruire un edificio a gradoni con contenuti in parte alberghieri e in parte residenziali. L’investimento stimato allora era sui 35 milioni di franchi». Tuttavia, benché «particolarmente determinato a proseguire», l’uomo era rimasto suo malgrado vittima della Primavera araba, nota Moretti, «dopo la quale non si era purtroppo più fatto vivo».
Il membro della Sa prosegue rilevando che «la raggiungibilità del luogo è un problema e costruire là sopra è caro, oltre e determinare la necessità di allargare la strada di accesso e investire nell’acquedotto». Non per niente «la prima cosa che facciamo quando si presenta un potenziale acquirente è metterlo in contatto con l’Ufficio tecnico di Cugnasco-Gerra, che può fornire sin da subito tutte le indicazioni pianificatorie e discutere eventuali deroghe alle stesse che possano venire richieste».
Fra i progetti considerati “concreti” va ricordato quello di cui si era parlato poco dopo l’acquisto all’incanto pubblico da parte di Rahim Houshmand, l’imprenditore di Muralto noto per i suoi investimenti alberghieri e nella sanità (dal ’94 è proprietario della Clinica Santa Croce di Orselina). Dopo aver perfezionato l’acquisizione dalla Fondazione monsignor Aurelio Bacciarini e riferendosi al suo “socio” Moazeni – cui sarebbe poi passata la proprietà – Houshmand aveva annunciato la realizzazione di “un grande albergo” a 5 stelle, in alternativa alla prima idea di creare un ospedale. La struttura turistica, con centro polisportivo, scuderia privata e piscina (per 100 nuovi posti di lavoro) avrebbe dovuto richiedere un investimento di circa 20 milioni, per essere poi destinata a una clientela giapponese e mediorientale.
Di un teorico “Resort Sassariente” aveva parlato anni dopo, nel 2013, anche il sindaco Gianni Nicoli, che attendeva l’adozione definitiva della variante di Pr, ma soprattutto nuovi investitori.
Il problema principale sulla strada di un rilancio, considera però Moretti a nome della proprietà, «è proprio nella pianificazione, che vincola la destinazione a scopi turistico-alberghieri. Il che rappresenta, in un certo senso, una condanna. Meglio sarebbe una “liberalizzazione” che consenta ampie possibilità di realizzare contenuti residenziali».
La presunta incompatibilità fra pianificazione e possibili sviluppi del comparto era stata evocata nell’aprile del 2022 da Roberto Casavecchia, autore a Cugnasco-Gerra di un’interpellanza sul tema. Nella sua risposta, il Municipio ribadiva la sua convinzione che “la scelta pianificatoria adottata costituisca una solida base di partenza per la concretizzazione di un intervento di ripresa e rivalorizzazione di questo interessante sedime”.
Inoltre, “pure per quanto attiene ai contenuti, considerata la posizione eccezionale del sedime, sia per i suoi aspetti positivi (ubicazione, vista), sia per quelli meno favorevoli (raggiungibilità)”, il Municipio “rimane del parere che la destinazione fornita per il tramite della pianificazione rimanga quella più confacente”. Peraltro, “di fronte a seri investitori”, potrebbe “essere considerato un adattamento degli scopi o dei parametri edificatori della zona turistico-alberghiera in questione”.
L’esecutivo del sindaco Nicoli riconosceva poi l’impegno della Sassariente Sa nella ricerca di investitori e, interpellato sui motivi dello scarso successo di tutti i tentativi di promozione del lotto, rispondeva di “presumere” che c’entri “anche la situazione congiunturale non proprio favorevole degli ultimi anni”, cui si sono nel frattempo aggiunte pandemia e guerra in Ucraina. Infine, Casavecchia si chinava sugli eccessivi vincoli pianificatori; tema non condiviso dal Municipio: “Di fronte alla chiara disponibilità di promuovere un progetto di rilancio del comparto, il Municipio è pronto e disponibile, entro i limiti concessi dalle diverse disposizioni legislative vigenti e nell’ambito delle sue competenze, ad adottare puntuali modifiche al fine di favorire la concretizzazione di una proposta che possa portare un reale valore aggiunto per il Comune e per la zona”. E riteneva “poco sensata” una riflessione su una possibile destinazione d’uso alternativa.
Al di là di questa diversità di vedute, l’ex sanatorio è sempre nei pensieri non solo della Sa proprietaria e del Comune che lo ospita, ma anche della Fondazione Verzasca e del suo masterplan. Conferma il suo estensore Alessandro Speziali che «è uno dei progetti che abbiamo nel cassetto e che vorremmo aiutare il Comune a concretizzare, trovando contatti di eventuali investitori. Tutto è però ancora in fase molto embrionale, nel senso che ho sentito un paio di persone potenzialmente interessate, che incontrerò prossimamente». Nel rapporto di attività della Fondazione Verzasca, inviato a tutti i fuochi in settembre, “Approfondimenti sull’ex sanatorio di Medoscio” risultano in effetti nell’ambito della “promozione della vitalità del territorio”.
Contro i fantasmi, è un bel braccio di ferro.