Durante il cantiere per la ristrutturazione dello storico albergo sono stati effettuati dei ritrovamenti, ma non tali da modificare il piano dei lavori
«È vero, durante gli scavi sono stati ritrovati dei resti, probabilmente di vasellame risalente all’epoca romana, ma abbiamo già ricevuto l’ok per proseguire i lavori come previsto», a confermare a ‘laRegione’ il ritrovamento di antichi reperti sul cantiere del Grand Hotel di Muralto è Niccolò Meroni, responsabile marketing e comunicazione della Ghl Sa, la società creata dalla famiglia Artioli per gestire il progetto di rilancio dello storico albergo.
I lavori per riportare la struttura ricettiva agli antichi splendori – si parla di un hotel a cinque stelle superior con 122 tra camere e suite, una spa di circa 1’800 metri quadrati, un’area piscina e relax esterna di 800 metri quadrati, tre ristoranti con accesso diretto alla terrazza di 700 metri quadrati, una sala per 600 persone e un parco di 4’000 metri quadrati – sono iniziati lo scorso giugno e dovrebbero concludersi per la primavera del 2026. Come ci aveva recentemente spiegato lo stesso Meroni, la prima fase del cantiere si è concentrata sulla parte nord dell’edificio, relativamente in particolare alla futura autorimessa della struttura ricettiva. Un lavoro più che altro preparatorio, durante il quale grande attenzione è data alla protezione dei beni storici e culturali da salvaguardare. L’edificio è infatti classificato quale oggetto di massima protezione nell’Inventario svizzero dei beni culturali d’importanza nazionale, nonché bene culturale di interesse cantonale, e presenta diversi elementi da preservare, a partire dalle facciate stesse dello stabile, ma anche affreschi e decorazioni. Da qui le attenzioni “speciali” della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), che proprio allo scopo di porre l’accento sulla protezione di tali elementi e sull’applicazione dei Principi per la tutela dei monumenti storici, aveva presentato opposizione alla domanda di costruzione, prima di ritirarla una volta ottenute le rassicurazioni del caso dai promotori.
Rassicurazioni che si sono tradotte in una stretta collaborazione con l’Ufficio dei beni culturali, che sin dall’inizio dei lavori sta seguendo da vicino l’evoluzione degli stessi. Una prassi tra l’altro comune per tutti i cantieri edili che sorgono in un’area di interesse archeologico, come appunto quello del Grand Hotel… «Effettuare ritrovamenti in quella zona, che ha sempre restituito del materiale spesso frantumato, e su un cantiere così grande, è piuttosto normale – ci spiegano dall’ufficio cantonale –. Al momento non possiamo quindi parlare di qualcosa di eccezionale, non abbiamo trovato né strutture né elementi tali da rendere necessari interventi particolari, tanto che in quel cantiere si continua a lavorare con i macchinari».
La situazione potrebbe però cambiare quando i lavori interesseranno una zona «ancora vergine, ossia che anche in passato non è mai stata toccata, come ad esempio il parco di fronte all’hotel. In quel caso, dovessero emergere ritrovamenti importanti, passeremmo a un lavoro manuale, che non comporterebbe però automaticamente uno stop, anche parziale, del cantiere. Stiamo infatti parlando di un’area particolarmente ampia, nella quale è quindi anche possibile lavorare in contemporanea, ossia “bloccando” un settore e proseguendo nel resto del cantiere».
Non sono quindi esclusi ritrovamenti più importanti, anzi per certi versi sono quasi attesi, visto che la zona rientra nel cosiddetto “Vicus” di Muralto, un insediamento romano sorto nell'ambito del processo di romanizzazione della regione, con continuità d’occupazione fino all’alto Medioevo e oltre. A tal proposito, gli ultimi ritrovamenti risalgono al 2019, nell’ambito degli scavi per la realizzazione del sottopasso della stazione Ffs. Tra coloro che conoscono bene la storia del capoluogo romano di Muralto, l’archeologa Rosanna Janke, che su di esso ha incentrato una parte della sua tesi di dottorato… «In epoca romana, Muralto era sicuramente una delle cittadine più importanti ai piedi delle Alpi – afferma Janke, regolarmente chiamata in causa quale consulente scientifica dallo stesso Ufficio dei beni culturali –. Gli scavi su aree più grandi sono un po’ tutti di vecchia data, però l’importanza archeologica della zona è comprovata e per costruire il Grand Hotel (tra il 1874 e il 1876, ndr) era stata scavata una parte di necropoli romana».
Come dire che per ora tutto rientra, per la zona, nell’ordinaria amministrazione, ma eventuali sorprese sono dietro, o meglio sotto l’angolo.