Dopo la grandinata di fine agosto e il successivo allagamento, il Municipio aveva incaricato un gruppo di esperti di delineare il destino della struttura
Il futuro del malconcio Palazzetto Fevi non è ancora scritto. Almeno per il momento. Occorrerà infatti un ulteriore approfondimento delle varianti prima che il Municipio di Locarno prenda una decisione definitiva al riguardo. Tutte le porte restano, almeno per ora, aperte, come ci ha confermato il municipale Bruno Buzzini, capodicastero Opere pubbliche, al termine dell'incontro di martedì pomeriggio con il gruppo di esperti incaricati dal Comune. La riunione è avvenuta durante la settimanale seduta a Palazzo Marcacci e avrebbe dovuto permettere di tracciare la via per l'importantissima struttura, già di per sè bisognosa di cospicui interventi strutturali, e in più pesantemente danneggiata prima dalla grandinata del 25 agosto, poi dalle intense precipitazioni dei giorni seguenti, che l'avevano di fatto completamente allagata.
Le tre ipotesi su cui avevano lavorato gli esperti erano demolire per ricostruire ex novo (com’era per altro già stato ventilato nel 2020); procedere con una riparazione provvisoria; oppure edificare un capannone alternativo, che permetta di completare con la necessaria tempistica il totale ripristino e rinnovo del Palexpo.
Vagliate le diverse possibilità sul tavolo, si è dunque ritenuto opportuno – almeno per ora – procedere con la raccolta di ulteriori informazioni (e rassicurazioni).
Il Palexpo è, per Locarno e per la regione intera, una struttura fondamentale soprattutto grazie alle sue dimensioni e alla sua capienza. Non solo per il segmento dei congressi, dove Città e regione intendono profilarsi maggiormente, ma anche per quello fieristico e, naturalmente, per il Film Festival. Il Fevi è infatti, con i suoi 3'000 posti a sedere, la sola alternativa alla Piazza Grande per le proiezioni serali piovose, ma anche l'unica sede all'altezza per la sezione della rassegna più gettonata dal pubblico: il Concorso internazionale.
Del futuro del Fevi si era iniziato a parlare “seriamente” nel gennaio dello scorso anno, quando l'ipotesi più accreditata in Municipio era quella di procedere con la demolizione e una costruzione ex novo, da effettuare in partenariato con i privati. Anticipando alla ‘Regione’ i contorni di questa soluzione, il capodicastero Finanze e logistica Davide Giovannacci aveva anche parlato della costituzione di un ente autonomo Eventi, con Cda ristretto e una commissione consultiva più allargata.
Quanto al finanziamento, il modello era quello della cessione in diritto di superficie a lungo termine (30 o 50 anni) dell'autosilo previsto sotto il Fevi e del ristorante della struttura, ricavando così degli affitti che, incassati anticipatamente una tantum, sarebbero serviti per ottenere un capitale iniziale, da aggiungere ai soldi pubblici necessari per un’operazione di ricostruzione stimata, a suo tempo, oltre i 30 milioni di franchi.