Locarnese

Castelliere di Tegna, finiti gli scavi inizia il racconto

La fase di ricerca archeologica si è conclusa (per ora), è tempo di bilanci; intanto partono la promozione e la divulgazione a un variegato pubblico

(Lorenzo Terzaghi)
6 settembre 2023
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Castelliere di Tegna, ciò che ‘resta’ dopo gli scavi. Conclusa (almeno per ora) la campagna di ricerca archeologica condotta da specialisti e studenti dell'Università di Losanna, la fortificazione posta sulla sommità della collina del paese pedemontano ritrova la tranquillità tipica di quei luoghi.
La fine ufficiale dei lavori (ente promotore il Patriziato di Tegna, coadiuvato dagli uffici cantonali del Dipartimento del territorio e col sostegno finanziario di diversi enti pubblici e privati), successiva alla fase di riqualifica del sito protrattasi tra il 2017 e il 2018, è stata al centro di una conferenza stampa nella quale i principali attori coinvolti hanno ricordato i risultati dell'indagine e la valenza di questa operazione dal punto di vista didattico e culturale. Adriano Gilà, presidente del Patriziato di Tegna, in entrata ha ricordato come «questo lungo lavoro di scavi abbia permesso di indagare circa 1/10 dell'area del Castelliere. È solo un inizio di una ricerca più ampia che abbracci tutta la vasta superficie collinare. Confidiamo nell'interesse di enti e magari anche di un'università per il seguito dei lavori».

Il valore scientifico delle scoperte

Gli scavi, condotti in collaborazione con studenti dell'Università di Losanna, in quest'ultima fase si sono dunque concentrati soprattutto sul grande edificio centrale della postazione di osservazione militare romana, risalente a un periodo tra il 450 e il 500 d.C. «Un secolo poco conosciuto della nostra storia, quello della caduta dell'Impero romano d'Occidente» ha spiegato l'archeologo e autore del progetto Mattia Gillioz. Dalla ricerca sono emersi precedenti strati di cantiere e una discreta quantità di reperti: monete, ceramiche, oggetti in pietra ollare, utensili della vita quotidiana (come una forgia). Distrutto da un incendio che ha carbonizzato pure i locali adibiti a deposito degli alimenti, il sito militare ha comunque rivelato un aspetto interessante relativo all'alimentazione degli abitanti della postazione di osservazione: tracce di castagne, albero tra l'altro introdotto proprio dai Romani e che in quel periodo proliferava. «Se dal punto di vista dei reperti le scoperte non sono eccezionali, dal punto di vista scientifico quanto riportato alla luce lo è senz'altro» ha concluso Gillioz.

Pieghevoli per le scuole, le famiglie e gli adulti

Parallelamente al lavoro di scavo è iniziato un progetto di valorizzazione dell’area, con delle proposte di mediazione culturale che hanno coinvolto molteplici attori. Nicola Castelletti, architetto e museografo, si è soffermato sul tema, illustrando quanto realizzato a fini divulgativi in tal senso. Si va dal video promozionale al nuovo sito internet (www.castelliere.ch) su su fino a un'iniziativa editoriale con la pubblicazione di sette leporelli destinati a un pubblico eterogeneo (che spazia dai bambini in età scolastica alle famiglie, passando per gli adulti). Tema centrale è sempre l'archeologia, ma non solo: vi sono declinate pure la storia (in senso più ampio) e la geomorfologia. Più nei dettagli questi pieghevoli didattici interdisciplinari racchiusi in un pratico cofanetto (ottenibile scrivendo a www.editore.ch) mirano a sensibilizzare e appassionare giovani e meno giovani alla storia e al nostro lontano passato, fornendo spunti per approfondire (nel caso dei più piccoli in modo ludico) le proprie conoscenze non solo sul Castelliere bensì sul comprensorio che lo accoglie. Tre di questi leporelli sono destinati alle scuole; Daniele Bollini, docente di storia e civica, a nome del Decs ha sottolineato «l'ottima collaborazione intercorsa, da subito, con i responsabili degli scavi archeologici. I contatti hanno permesso di garantire del materiale didattico perfettamente allineato con i programmi delle scuole a tutto vantaggio dei docenti che avranno a disposizione piena libertà di movimento sul campo». Endrio Ruggiero, capoufficio Beni culturali, ha infine posto l'accento «sull'ottima collaborazione instauratasi da subito e alla base di questo progetto trasversale che tocca aspetti scientifici di restauro e restituzione di monumenti, come pure didattici, permettendo a chi non mastica la materia di meglio conoscere il territorio».
I riflettori su quello che è considerato uno dei più importanti siti archeologici del Ticino non si spegneranno e l'attività di ‘racconto’ agli interessati è appena iniziata.