Bufera fra le verdure: i familiari di un consigliere comunale si erano accaparrati (per velocità) 3 lotti sui 16 a disposizione. Scatta l'interrogazione
“Antunovic. Antunovic. Antunovic”. Sembrava di essere allo scrutinio decisivo di un concistoro per l’elezione di un Papa particolarmente caro ai colleghi cardinali. Invece era la lettura dei nomi di chi, a Locarno, si era aggiudicato i primi tre lotti (sui 16 a disposizione, ma le richieste totali erano circa 50) agli orti comunali alla Morettina. Sul “podio” erano infatti andati tre membri della stessa famiglia, Antunovic appunto, il cui esponente più in vista in città è Marko, consigliere comunale dei Verdi (ex Plr) che tra l’altro, per affinità, è molto vicino alla tematica.
Da lì si è sollevato un polverone, spinto dal vento di una recente interrogazione firmata da Simone Beltrame, Barbara Angelini-Piva (entrambi di Per Locarno e Indipendenti) e Simone Merlini (Plr). L’accusa dai tre consiglieri comunali, benché sott’intesa, è chiara: il collega Antunovic, e con lui i suoi familiari, ha in qualche modo barato, aggiudicandosi non si sa bene come i tre primi lotti, inducendo così il Municipio, ritrovatosi in imbarazzo, ad annullare il concorso, cambiare il regolamento e lanciarne un altro. Dove la scelta verrà fatta non per ordine di inoltro delle candidature, così come da vecchio regolamento, ma a sorteggio. Non solo: la grande famiglia del Verde, dicono gli interroganti, ha indirettamente “penalizzato, de facto, gli abitanti che parteciparono al concorso”, tutti “cittadini domiciliati a Locarno” che “serbavano un forte interesse” verso un piccolo pezzo di terra da coltivare.
Su queste basi al Municipio sono state poste diverse domande. Fra esse, quella sui motivi per cui l’esecutivo “ha ritirato il concorso in essere, benché diversi cittadini domiciliati a Locarno vi abbiano partecipato”; un’altra sul fatto che “un consigliere comunale di Locarno e i di lui familiari si sono aggiudicati un numero abbondanziale di lotti, penalizzando di diritto i residenti che aderirono al concorso”; e se “il Municipio intenda ovviare a questa spiacevole e imbarazzante situazione”.
Considerato che le risposte ufficiali del Municipio – e in particolare del capodicastero incaricato Pier Zanchi, Indipendente eletto nella lista dei Verdi – giungeranno soltanto esprimendosi sull’interrogazione, la ‘Regione’ ha tentato di capirci qualcosa in più sin da subito. Il primo elemento è che la procedura seguita da Antunovic e dai suoi familiari è stata corretta, così come l’aggiudicazione in prima istanza dei tre lotti (su, appunto, una cinquantina di richieste giunte in totale al Comune). Infatti, il regolamento – applicato nella maggior parte dei Comuni ticinesi in casi simili – prevede che i sedimi da coltivare vengono aggiudicati a chi è più svelto a richiederli: pronti, via. Fa quindi stato non solo la data, ma addirittura l’orario di inoltro delle richieste. Sul perché Antunovic (con la moglie), la sorella e la cognata siano stati più veloci di tutti gli altri, è facile fare delle ipotesi. Quella che sembra suggerita dai tre interroganti è che una qualche goccia d’olio, negli ingranaggi della politica, si sia posata là dove doveva girare la ruota del consigliere comunale dei Verdi “e della di lui famiglia”.
«È chiaro che è in atto un tentativo di mettere in discussione la mia buona fede e forse non solo la mia – nota Antunovic, raggiunto dal nostro giornale –. Si vuol far credere che ho fatto pesare il fatto di essere in Consiglio comunale. Si suscitano cattive interpretazioni dei fatti e si creano pregiudizi. In una parola lo reputo vergognoso, oltretutto da parte di colleghi che sanno perfettamente che l’aggiudicazione dei lotti avveniva in base al principio del “chi primo arriva meglio alloggia”».
Ma la domanda è proprio questa, ovvero come abbiano fatto gli Antunovic ad arrivare prima di tutti gli altri... «Avevamo presentato una candidatura regolare non appena l’articolo era uscito su Ticinonews, subito dopo che era stato pubblicato il comunicato stampa del Comune. Mia cugina l’aveva condiviso nel gruppo Whatsapp di famiglia e siamo stati semplicemente veloci a farci avanti». In seguito, per altro, «sapendo che avevamo “vinto” in tre (mia cognata, mia sorella e il sottoscritto, tutti per altro domiciliati ovviamente a Locarno e in case diverse!) ho preferito ritirarmi dal concorso. Ho preso questa decisione sia per favorire altre famiglie interessate, sia per evitare che persone malintenzionate potessero sfruttare la posizione per creare polemiche e problemi, soprattutto considerando che avevamo seguito tutte le regole. Purtroppo, come sempre, nonostante tutto si sono verificate delle complicazioni. Se mi avessero chiesto, avrei potuto spiegare. Ma qui le intenzioni erano chiaramente altre».
Che Antunovic abbia in effetti deciso di rinunciare – probabilmente, ma non lo dice, per evitare che la sua compresenza penalizzasse quella dei parenti – è confermato dall’email che il Verde aveva in seguito inviato al Comune (Sezione edilizia pubblica e in copia al segretario comunale) comunicando la sua rinuncia per far posto ad altri (20 gennaio 2023), avendo oltretutto trovato “una soluzione più interessante per la nostra famiglia”, ovverosia negli spazi condivisi al Parco Robinson.
Dalle stanze di Palazzo Marcacci emerge poco: le risposte all’interrogazione, affrontata ieri in seduta, verranno sviluppate con l’aiuto dei Servizi competenti. Quanto all’ipotesi che Pier Zanchi – nuovo capodicastero incaricato dopo il passaggio di consegne da Bruno Buzzini (che aveva curato la prima parte dell’operazione orti) – abbia amichevolmente favorito Antunovic, magari avvisandolo che sarebbe uscito il concorso, e consigliandogli di sbrigarsi se era interessato, semplicemente non vi sono elementi in tal senso. Da nostre informazioni risulta però anche che il Municipio, a maggioranza, ha deciso di annullare il concorso e cambiare il regolamento per consentire a tutti di beneficiare della stessa tempistica nell’accesso alle informazioni riguardanti il concorso.