La decisione del giudice delle Assise correzionali per il giovane che ha dato fuoco al rustico dove, nella primavera 2022, suo fratello uccise la madre
Una misura di assistenza riabilitativa anticipata, per un periodo di prova di circa tre mesi. Poi si valuterà un eventuale ritorno in aula. È la decisione presa ieri mattina dal giudice delle Assise correzionali Mauro Ermani nei confronti del 21enne che, il 24 gennaio scorso, ha dato fuoco alla casa di Avegno dove, nella primavera del 2022, suo fratello aveva ucciso la madre.
Il giovane, difeso dall’avvocato Stefano Genetelli, si è presentato alla sbarra. Per lui, che per sette mesi è stato in carcere nei Grigioni per l’espiazione anticipata della pena, si prospetta ora un periodo in un centro terapeutico residenziale in Ticino.
Ermani ha chiesto all’imputato come ha trascorso il periodo in prigione: «Ho avuto il tempo di riflettere sulla mia vita, sulle cose negative che ho fatto e su quelle positive che potrò fare in futuro – ha risposto –. Da quando non bevo più sono un’altra persona, con dei principi sani. Ero un alcolizzato. Ora mi sento meglio».
Ricordiamo che il procuratore pubblico Zaccaria Akbas ha portato in aula il giovane con l’accusa d’incendio intenzionale (per il fuoco appiccato nella camera da letto dove sua madre era stata uccisa) e rottura dei sigilli. Ma anche per altri episodi – avvenuti in diverse località del Ticino dal 28 agosto 2021 al gennaio 2023 – di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, danneggiamento e contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti. Capi d’imputazione per i quali si tornerà a processo.
Il 21enne, sollecitato dal giudice, ha raccontato come, già prima della morte della madre, non riuscisse a essere se stesso: «Mi arrabbiavo, facevo casino e poi mi portavano in clinica. Ma io scappavo per ubriacarmi. Ora sono convinto di andare in una comunità. So che se dovessi fuggire finirei subito in carcere. Ma poi, perché dovrei allontanarmi da persone che vogliono aiutarmi? Ho già parlato con loro e mi hanno fatto una buona impressione».
«Sono cambiato – ha insistito –. Prima bevevo, perché senza l’alcol stavo male. Ora sto bene quando sono sobrio». Il giudice ha riconosciuto al 21enne di essere stato lontano dalla bottiglia per un lungo periodo e ha quindi deciso per il trasferimento nella struttura in Ticino (Villa Argentina), non appena sbrigate le pratiche di ammissione, in anticipata esecuzione della misura, per circa tre mesi (ma non è stata fissata una data limite precisa): «Una misura alternativa al carcere per curare le sue problematiche e per poi vivere in società – ha commentato Ermani rivolgendosi al 21enne –. La sua è una storia lunga, che non nasce dall’orribile fatto di sangue, ma molto, molto prima. Tentativi di curarla ci sono stati, ma se n’è sottratto. Per la prima volta è stato assente dall’alcol a lungo. Ha maturato l’intenzione di farsi curare. Questa è un’opportunità che è giusto offrirle, ma dovrà rispettare le regole, altrimenti tornerà immediatamente in carcere».
Il giovane ha affermato di essere in chiaro e di aver assimilato le regole, che ha elencato in aula: «Stare all’interno del centro e non scappare; non introdurre sostanze stupefacenti o alcol; non litigare, non alzare la voce e non assumere comportamenti aggressivi. Altrimenti vado di nuovo in prigione».
E in effetti, ha aggiunto Ermani, sarà così: in caso di violazione delle regole il periodo di prova si interromperà immediatamente. Lo stesso Ermani ha poi chiesto lumi su un episodio recente: il giovane, in preda allo sconforto, ha inghiottito una lametta da barba. «Volevo vedere com’era vivere senza farmaci perché ne prendevo tanti. Non è stata una buona decisione, ora lo so. Ma ci sono incubi che mi perseguitano: quando sono entrato in casa è ho visto tutto quel sangue; immagino mio fratello che uccide mia madre... Ero in depressione e in quel momento volevo morire. Ora non più. Non stavo bene nella cella del carcere grigionese anche perché non parlo e non capisco il tedesco».
Il giudice ha raccomandato al ragazzo di seguire sempre le terapie degli specialisti, anche assumendo i farmaci prescritti: «Nei momenti di difficoltà chieda aiuto e si affidi ai curanti. Il perito ha definito il suo un caso difficile, ma ha pure sostenuto che si possono ottenere buoni risultati. La giustizia è giusto che le dia, per la sua età e per il vissuto traumatico degli ultimi anni, questa nuova opportunità. Se non andrà bene, tornerà in carcere con successivo deferimento a una corte delle Assise criminali».
«Ne sono cosciente – ha concluso il 21enne –. Non sarà una passeggiata, ma è un modo per potermi reinserire nella società come una persona diversa. Le assicuro che farò del mio meglio». Infine il giudice: «Le parole dovranno essere seguite dai fatti: faremo un bilancio al termine del periodo di prova».
Il Procuratore pubblico ha aderito alla decisione di Ermani: «Se non funzionerà, tuttavia, il perito dovrà rivalutare la misura con conseguenze pesanti». Gli ha fatto eco l’avvocato Gentelli: «Sono certamente d’accordo con il giudice e ho fiducia. Ringrazio per questa possibilità offerta al mio assistito affinché possa costruire un futuro più sereno della vita che ha avuto negli ultimi anni».