Ses e Aet avevano proposto ad Acr la ‘ridefinizione’ in chiave energetica del sito in cui sorgono le due enormi discariche che il Dt intende bonificare
Un impianto fotovoltaico al Pizzante – dove convivono la vecchia discarica del Pizzante 1 e la più nuova e moderna Pizzante 2 – rientra(va) fra i “progetti particolari” valutati dalla Società elettrica sopracenerina. Alla “Regione” lo conferma l’azienda stessa.
I dettagli del progetto, elaborato in collaborazione con l’Azienda elettrica ticinese – erano stati presentati l’anno scorso all’Azienda cantonale rifiuti –, ma evidentemente allora non v’erano le basi per approfondirlo, tant’è vero che il tutto sembrerebbe essersi bloccato già a quello stadio iniziale. Sostanzialmente la posizione dell’Acr era motivata dal fatto che la strategia energetica cantonale definisce come prioritari gli impianti fotovoltaici realizzati sui tetti degli stabili.
Comunque, per il Pizzante si parlava di un parco solare della potenza di 4-5 MWp (la sigla è usata per indicare i megawatt di picco, ovvero la potenza istantanea teorica massima producibile da un generatore elettrico), con una produzione prevista pari a 5.3 GWh all’anno, in grado quindi coprire il fabbisogno energetico di poco meno di 1’200 economie domestiche medie. A titolo comparativo, il valore di 5.3 GWh rappresenta poco più della metà della produzione minima richiesta dagli impianti fotovoltaici alpini, che è di 10 GWh.
Per altro, si sa che per lo stesso Pizzante (1 e 2) il Dipartimento del territorio ha già espresso l’intenzione di procedere con una clamorosa opera di bonifica. Claudio Zali, direttore del Dt, aveva messo le carte in tavola poco prima delle elezioni cantonali, facendo riferimento a uno studio di fattibilità preliminare. L’idea, decisamente ambiziosa, è quella di liberare il sedime (territorio di Locarno) da circa 820mila tonnellate di rifiuti, suddivisi fra 550mila tonnellate di rifiuti combustibili, 85mila tonnellate di rifiuti non combustibili ma riciclabili, più ulteriori 185mila tonnellate circa di rifiuti incombustibili. I rifiuti combustibili potrebbero venire smaltiti dal termovalorizzatore di Giubiasco; i rifiuti non combustibili ma riciclabili andrebbero in diversi impianti di riciclaggio; mentre gli incombustibili traslocherebbero verso altre discariche.
Costo dell’operazione: circa 250 milioni di franchi. «Non vi è certezza che riusciremo a portare a casa una cosa così di peso, ma credo che questo sforzo sia dovuto al nostro cantone, alla nostra cittadinanza e al Piano di Magadino», aveva detto Zali. Un “atout” di non poco conto sembrava essere dato dal conseguente recupero di 12 ettari di superficie all’interno del Parco del Piano di Magadino, per restituire uno spazio funzionale all’agricoltura e alla natura e negoziare, con un uno strumento in più, la concretizzazione dell’allacciamento autostradale A2-A13.
Sempre a proposito di grossi progetti di promozione del fotovoltaico, Ses è, con Aet e Ail, nel Consorzio Solar 120, che ha partecipato al concorso indetto da Ustra per l’installazione di impianti solari sulle pareti foniche lungo tutte le strade di competenza federale, più relative aree di sosta.