Nel 50° dal golpe di Pinochet che rovesciò il governo Allende, Miguel Cienfuegos pubblica con Salvioni ‘11 racconti di un esilio periferico’
Per sorridere c’è il vivido ricordo dello spettacolo per Michail Gorbaciov in persona nell’ex Ddr; o l’improvvisata tomba ticinese dell’esiliato ignoto durata il tempo di una passeggiata notturna di Reinaldo Zambrano, esule cileno detto “l’accelerato” per quella sua indole vulcanica, quella testa sempre piena di idee. Per riflettere, la dolorosa ammissione di una reazione quasi patologica dell’autore alla vista di singoli dettagli che rimandano a una tragedia. O, ancora, la confessione fatta in treno da Marcelo Romo, attore di fama in Cile, che una sola volta tornò con la memoria alla sua prigionia e lo fece lungo la tratta Lugano-Locarno, parlando in treno con dei giovani esuli che come lui prendevano parte a una produzione cinematografica.
Sono le tracce di alcuni degli “11 racconti di un esilio periferico” con cui Miguel Cienfuegos ha voluto ricordare, come esule politico in Svizzera, il 50° dal colpo di Stato di Pinochet in Cile; Paese che Cienfuegos, dopo gli eventi, aveva dovuto lasciare, stabilendosi in Ticino per costruirsi una vita da attore e regista teatrale. Il libro, pubblicato da Salvioni Edizioni, traccia una parabola non solo personale legata al vissuto dell’autore, ma si prefigge altri e più alti obiettivi: tenere viva la memoria storica, ma anche tributare «un omaggio personale a coloro che subirono le conseguenze di quei terribili momenti».
Ecco allora che le storie spaziano dalla mobilitazione di solidarietà dopo il terremoto del ’71 (azione di sostegno cui prese parte lo stesso Cienfuegos) alla genesi della celebre canzone “El pueblo unido”, composta nel ’73 durante il governo Allende; dalla cronaca di una fuga dal Cile di Pinochet (e un abbraccio liberatorio a 10mila metri d’altitudine) alla sfida lanciata al dittatore dal calciatore Carlos Caszely (che per credo politico si rifiutò di salutarlo); dai ricordi giovanili di Cienfuegos nei quartieri popolari di Santiago, alla scommessa vinta dal palco dell’Ekhof Theater con il presidente sovietico.
«Io parlo di mantenimento della memoria storica, ma mi chiedo anche che senso avranno oggi, alle orecchie delle giovani generazioni, parole come colpo di Stato, governo socialista di Allende, dittatura di Pinochet? È un compito difficile, quello della memoria. Ma ciononostante bisogna cercare di assolverlo, perché lasciar perdere non può essere un’opzione». Lo dice Cienfuegos puntualizzando che «non lo è soprattutto quando si è direttamente ed emotivamente legati a certe vicende. C’è anche il bisogno di offrire un tributo, rendere un omaggio a chi è stato vittima di fatti così dolorosi come quelli del Cile. E poi, ci sono comunque persone qui in Ticino che, benché fisicamente lontanissime dal Cile, sono state profondamente sconvolte da quanto accaduto».
Accadimenti che segnarono, ricorda l’autore, «il momento iniziale dell’esperimento neoliberista nel mondo. Questo modello è oggi il nostro presente, e non solo in America Latina o in Europa, ma ovunque si volga lo sguardo».
Sono passati 50 anni, prosegue, ma «il Cile non riesce a fuggire ai fatti accaduti allora. Come una pianta rampicante, la memoria ha preso l’intero Paese, benché la destra tenti di imporre il negazionismo per rendere accettabile ciò che in nessun modo può esserlo. Da anni, come un mantra, si diffondono le voci di quell’altro settore sociale che vorrebbe lasciare indietro la Costituzione di Pinochet, ma le barriere sono insormontabili. Proprio in questi giorni si è tornati a parlare dell’argomento. La destra cilena ha imposto, purtroppo con l’accordo del governo Boric, un suo modello di come arrivare alla nuova Costituzione».
Il Cile, per Cienfuegos, «diventa quasi come l’Israele di Netanyahu. Domenica scorsa i cileni sono stati chiamati a eleggere i membri di un nuovo “Consiglio Costituzionale”. La destra ha vinto. Ma le schede nulle e bianche hanno superato il 21% del totale. Infatti, alcune organizzazioni politiche o sociali avevano chiamato a boicottare le elezioni poiché parte di un processo truccato».
Ricercando fra gli ulteriori motivi della pubblicazione, aggiunge l’autore, «vedo l’età che avanza e una memoria remota che si fa più intensa e addirittura più precisa di quanto si possa credere. Prendendo spunto dal poeta spagnolo León Felipe, direi che “l’esilio si vive due volte. La prima quando si fugge, da giovani, verso un Paese lontano, e poi quando si è anziani e la memoria ti riconduce ai giorni della partenza”. Il giorno del colpo di Stato è stato per me, e per moltissimi altri, come uno spartiacque fra un prima e un dopo nella vita. Un po’ come un terremoto. I cileni usano dire “dove ti ha sorpreso il colpo di Stato?”. È la stessa espressione – “Dove ti ha sorpreso?” – usata per ricordare un grande terremoto».
In conclusione Miguel Cienfuegos riflette sul fatto che scrittura, teatro o canzone – unite sotto l’egida dell’Arte – «offrono sempre una visione particolare, originale, dei fatti che vivono gli esseri umani. Tante volte si ottiene di più ascoltando, per esempio, una canzone, che consultando tanti libri di storia». E fa l’esempio di “Todo cambia”, scritta dal compositore cileno Julio Numhauser e resa famosa dalla cantante argentina Mercedes Sosa. «In una versione che amo molto lo stesso Numhauser, rifugiatosi in Svezia, canta unitamente a suo figlio Maciel e ai cori partecipano sia esuli cileni, sia cittadine e cittadini svedesi. All’inizio del filmato Julio Numhauser giovane dice: “Mi sento come un albero sradicato violentemente dalla terra e che ha lasciato le radici nell’aria: l’unico modo per ridiventare albero, fiorire e fruttificare è rimettere radici”. Alla fine del filmato Julio Numhauser anziano dice: “Ora sono di nuovo un albero e tutto cambia”.
Il libro è corredato di una serie di immagini d’epoca realizzate dal fotografo svizzero Erich Bachmann (1940-2019), che fra il 1963 e il 2001 aveva viaggiato in tutto il mondo realizzando importanti reportage. Fra essi, uno nel Cile del 1972, che assume grande valore storico.
“11 racconti di un esilio periferico” è in vendita a 18 franchi nelle librerie, oppure si può ordinare da Salvioni Edizioni (www.salvioni.ch, info@salvioni.ch, 091 821 11 11) o scrivendo a info@teatro-paravento.ch.